PlayStation Store sta diventando l'emblema di una paradossale strategia di marketing che ha lasciato perplessi gli utenti.
Un recente rapporto ha evidenziato come la piattaforma digitale giapponese sia sempre più invasa da titoli di dubbia qualità, conseguenza di un processo di verifica degli sviluppatori pressoché inesistente.
Ma il problema non si ferma alla semplice presenza di questi prodotti spazzatura: Sony ha sorprendentemente iniziato a promuoverli attivamente sui social attraverso post sponsorizzati, suscitando l'incredulità della community di giocatori che si interroga sulla logica commerciale dietro queste scelte.
La situazione ha raggiunto livelli surreali quando utenti di Reddit hanno segnalato annunci su Instagram in cui Sony promuove titoli come "Stroke the Tortoise" e "The Jumping Burger: Halloween Edition".
Giochi che, pur essendo legittimamente presenti nel catalogo, rappresentano perfettamente quella categoria che la community ha iniziato a definire ironicamente "e-slop" (ossia pattume elettronico).
L'ipotesi più accreditata è che questi annunci vengano generati automaticamente da algoritmi che pescano dal catalogo PlayStation Store senza alcun filtro qualitativo. Un sistema che, evidentemente, non distingue tra produzioni AAA e piccoli titoli di dubbia fattura.
La scelta di dare visibilità a questi titoli appare ancora più incomprensibile considerando che Sony potrebbe promuovere produzioni di alto profilo come Monster Hunter Wilds (che trovate su Amazon), Split Fiction (che ho recensito qui) o Kingdom Come: Deliverance 2.
Titoli che non solo garantirebbero maggiori probabilità di conversione pubblicitaria, ma che rappresenterebbero anche meglio l'immagine premium che PlayStation ha costruito negli anni.
Se l'obiettivo è vendere videogiochi di qualità, la strategia attuale sembra andare nella direzione opposta.
La questione va oltre il semplice fastidio per gli utenti. PlayStation Store, già criticato per essere "infettata" da titoli di scarsa qualità, rischia di perdere credibilità come piattaforma premium.
Vedere il gigante giapponese che attivamente promuove questo tipo di contenuti rappresenta per molti un segnale preoccupante, anche se di recente vi era stato un bel repulisti.
Resta da vedere se queste segnalazioni porteranno a un ripensamento delle strategie di marketing digitale di PlayStation o se l'azienda continuerà sulla strada attuale, rischiando di alimentare ulteriormente il malcontento tra i suoi utenti più fedeli.
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