Sony
è un’azienda immensa, con diversi dipartimenti, comuni a molti altri concorrenti. Non è un segreto che alcuni mercati siano più saturi di altri, come quello televisivo, cosa che crea un sorta di doppia azienda: una redditizia e con chiare prospettive di crescita, l’altra in pesante perdita e con all’orizzonte altre difficoltà. Daniel Loeb è un manager-imprenditore che possiede il 7% delle azioni di Sony, il ché lo rende il maggior singolo azionista. In America è saltato alla ribalta per le aspre critiche di George Clooney, il quale si arrabbiò molto quando Loeb iniziò una crociata contro i film ad alto budget, proprio mentre l’attore stava girando un film co-prodotto da Sony: Clooney bollò il manager come “uno che non capisce niente del settore cinematografico
.”Se sul fronte cinematografico Loeb sogna grandi profitti e budget minorati, per Sony aveva un piano più furbo: separare la parte profittevole di Sony da quella appesantita dai debiti, per poi ri-quotarla in borsa. Non è un procedimento molto diverso dalla distinzione Good e Bad Company di Alitalia
, ma Loeb ha trovato sulla propria strada Kazuo Hirai, CEO di Sony, contrario allo smembramento dell’azienda. Con una lettera il CEO ha bocciato la proposta avanzata con forza da Loeb, dichiarando che Sony sarebbe stata forte solo se unita, convincendo la maggior parte del consiglio.Le azioni di Sony sono crollate del 4,6% il giorno successivo e la battaglia di Hirai è tutt’altro che conclusa: dovrà difendere la decisione con i fatti, risollevando quel 20% dell’azienda che, al momento, rappresenta una palla al piede.