Il caso Star Wars Battlefront II
ha scosso l’industria dei videogiochi, che si interroga adesso sull’implementazione delle microtransazioni, e su come trovare l’equilibrio giusto tra la necessità di monetizzare e l’obbligo di non scadere nel pay to win.Un problema che sembra appannaggio esclusivo delle produzioni multiplayer, che si trovano a fronteggiare addirittura accuse ed inchieste in merito alla loro potenziale valutazione come gioco d’azzardo.Dal canto suo, commentando la questione, Ubisoft si dice soddisfatta del modo in cui ha gestito la faccenda degli acquisti in-game su Rainbow Six Siege.“Nel complesso penso, sì, che ci sia un po’ di orgoglio per la filosofia della monetizzazione e del grinding in Rainbow Six Siege”, è il parere di Alexander Remy, responsabile del marchio.“Sentiamo e speriamo di aver raggiunto l’equilibrio giusto tra il servire la gente che ha più fame di contenuti ad un prezzo decente e, allo stesso tempo, per chi non vuole spendere quel denaro il grinding è qui ed è accessibile senza doverci investire troppo tempo”.Remy ha continuato, ai microfoni di PCGamesN
, spiegando di sperare “che non ci sia la sensazione e la percezione di un enorme pay wall. Da questo punto di vista il feedback ci dice che stiamo gestendo le microtransazioni nel modo giusto, il che è soddisfacente”.Se volete saperne di più sul gioco, potete consultare la nostra recensione aggiornata dopo 346 ore di Rainbow Six Siege. Naturalmente, fateci sapere nei commenti se siete d’accordo col pensiero di Ubisoft o pensate che anche questo gioco abbia bisogno di un ritocco ai suoi sistemi di monetizzazione.
