Sono anni che Embracer Group ha iniziato a rivedere pesantemente la propria lista di aziende proprietarie e, in una lunga ondata che di recente ha visto anche l'addio di Gearbox, adesso il CEO ha cercato di fare chiarezza sui motivi che hanno portato l'azienda ad avviare queste scelte.
La saga di Borderlands (la potete recuperare su Amazon) è stata infatti solo l'ultima della serie di franchise di cui Embracer si è liberata, con un futuro ancora parzialmente incerto.
Se Borderlands 4 è stato infatti più o meno confermato, con lo sviluppo che dovrebbe essere già partito, è anche vero che Gearbox dovrà ricominciare da capo in un certo senso, perché è tornata sotto l'ala protettrice di Take-Two con una manovra finanziaria imponente.
Ora (tramite Games Industry) tocca a Lars Wingefors, CEO di Embracer Group, mettere un punto sulla questione e spiegare la strategia dell'azienda.
In una riunione con gli investitori, il CEO ha spiegato che Embracer sta "terminando il programma di ristrutturazione" e "guardando al futuro".
«Veniamo contattati... settimanalmente da aziende che vorrebbero acquisire determinati asset all'interno del gruppo», ha detto Wingefors agli investitori, aggiungendo una riflessione sulle intenzioni di Embracer:
«E sono stato molto chiaro sul fatto che non sono in vendita, perché sono una parte molto importante per il gruppo e per i suoi azionisti in futuro.»
Sembra quindi che, almeno per il momento, Embracer abbia finito con l'opera di vendita dei suoi studi. Le motivazioni, però, non sono ancora ben chiare. Perché investire così tanto per poi lasciare andare tutti?
Wingefors ne parla usando l'esembio di Gearbox, autori di Borderlands:
«Gearbox è uno dei migliori sviluppatori al mondo, ma aveva l'ambizione di intrattenere il mondo e far crescere il proprio business in modo significativo, sia pubblicando altri titoli di giochi sia creando altri titoli in proprio. Era un piano aziendale di crescita molto ambizioso nei sei anni successivi concordati. Erano nel bel mezzo di questo piano, il che significa che abbiamo avuto una crescita significativa di spese in conto capitale, che ha creato un flusso di cassa negativo.»
Le prospettive di Gearbox erano troppo elevate per Embracer, quindi, anche in funzione di una situazione attuale che non garantisce il successo di ogni videogioco (di cui ha parlato anche Phil Spencer per altro) e che ha portato alla decisione della vendita:
«Hanno avuto molto successo con Borderlands, ma ovviamente avevamo una serie di titoli che non erano ancora stati pubblicati e non erano ancora stati provati. Ora, nell'ambiente attuale, abbiamo deciso che questo era il risultato migliore perché avevamo bisogno di ridurre significativamente le nostre spese in conto capitale e ridurre il rischio aziendale. Non stiamo concludendo questo accordo perché non siamo soddisfatti del team di sviluppo di Gearbox, ma nell'ambiente attuale è assolutamente la soluzione giusta decisione da prendere.»
«Penso che sia troppo presto per iniziare a parlare di riavviare nuovamente i motori delle fusioni e acquisizioni», ha concluso Wingefors, spiegando che ora Embracer si è assestata e può riconsiderare il lavoro sulle sue proprietà attuali
Durante questo periodo, Embracer ha licenziato più di 1.400 dipendenti e altre centinaia hanno lasciato l'azienda come parte delle vendite di Saber e Gearbox. Per non parlare della chiusura di studi come Volition Games, Free Radical Design e Campfire Cabal.
Saber Interactive era stata una delle ultime aziende ad essere stata ceduta da Embracer, sempre nell'ottica della ristrutturazione spiegata dall'azienda nell'ultimo incontro.