Per Ian Bogost, i videogiochi si preoccupano troppo del progresso tecnologico

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Il professor Ian Bogost, noto game designer e cattedra per la disciplina di Interactive Computing presso il Georgia Institute of Technology, ha concesso alcune interessanti dichiarazioni al sito dell’Entertainment Software Association, che sono state poi riprese dai colleghi di GamesIndustry.biz. Secondo Bogost, gli sviluppatori di videogiochi vengono eccessivamente rapiti dal dover utilizzare a proprio vantaggio la più recente tecnologia: “quando i videogiochi saranno ordinari come le fotografie, la scrittura e le immagini in movimento, allora avremo raggiunto il punto. Ma la verità è che ora non siamo nemmeno vicini a quel punto di svolta. I videogiochi sono troppo ossessionati dall’innovazione tecnologica, e finiamo con il riciclare le stesse idee e gli stessi utilizzi nei medesimi contesti ogni tot di anni. Dieci anni fa, era il momento delle interfacce fisiche, con Wii e Kinect. Ora ci siamo dimenticati di questa cosa, e il prossimo capitolo è della realtà virtuale.”“In pratica, tendiamo a saltare da un trend all’altro, come se fossimo nelle piattaforme di Super Mario, con l’eccezione che però non ci rendiamo conto di ciò che ci sta svanendo sotto. Dobbiamo continuare a correre solo per cercare di tenere il passo. Ma il vero lavoro comincia quando le piattaforme e le tecnologie diventano noiose ed ordinarie e abituali per tutti i giorni. Stiamo cominciando a vederlo per gli smartphone, anche se continuiamo a correre dietro anche a quelli. Non credo che questa situazione cambierà nei prossimi dieci anni” ha spiegato il professore.“La cosa più importante che autori, giocatori e critica di videogiochi possono fare, è interessarsi profondamente a diverse cose che non hanno niente a che vedere con i videogiochi. Non importa di cosa si tratti […] Idealmente, possono essere tante cose. La mia più grande preoccupazione legata ai giochi è che noi siamo troppo reclusi nel nostro ambito, troppo concentrati internamente su questo contesto, interessati solo a questo e non a sufficienti cose diverse. Ci sono anche persone interessate nei giochi che ritengono che ora stiamo ‘vincendo’, qualsiasi cosa ciò significhi. In realtà no, non stiamo vincendo.””I giochi erano una nicchia, ed ora sono una nicchia più grande. Non ho niente contro le nicchie, attenzione! Ma dobbiamo preoccuparci di collegarci di più al mondo e a tutte le sue nicchie e fessure, per rendere i videogiochi parte di più conversazioni in un più ampio numero di ambiti. Sono alcuni dei temi di cui ho cercato di parlare in “How to talk about Videogames”. Prestate attenzione a qualsiasi cosa che non siano i giochi, e poi collegatele ai videogiochi – e viceversa.”Come commentate le dichiarazioni del professor Bogost? Vi rivedete nell’idea di essere una nicchia di pubblico fortemente concentrata sul gaming? Come ritenete le sue parole sulla rincorsa tecnologica?

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