Palworld è morto? Agli sviluppatori non importa

Il successo di Palworld è calato ma gli sviluppatori sono molto tranquilli, che il clone di Pokémon sia giocato oppure no.

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Come ogni gioco-del-momento, Palworld ha avuto il suo grande momento di gloria per poi perdere fisiologicamente il palcoscenico del mondo dei videogiochi. Difficile dire se Palworld sia "morto" oppure no ma, in ogni caso, agli sviluppatori sembra non importare.

Pocketpair sta lavorando duramente agli aggiornamenti dall'uscita al suo titolo, commentando per altro anche tutta una serie di polemiche emerse nei mesi relativamente a dei possibili contenuti sviluppati con le intelligenze artificiali, oltre ad essersi ispirato a quel famoso gioco di mostri collezionabili (che trovate su Amazon).

Sicuramente i numeri di Palworld sono calati e questo è ovvio, ma allo sviluppatore non sembra preoccupare (tramite IGN US).

I giocatori simultanei di Palworld su Steam sono diminuiti da quel lancio esplosivo all'inizio di quest'anno, e ora di solito raggiungono un picco di decine di migliaia piuttosto che milioni.

Questo calo ha portato alcuni a definire Palworld un "gioco morto". Una definizione che non piace granché a John "Bucky" Buckley, capo della community presso lo sviluppatore Pocketpair, che ha commentato in maniera aspra sul tema.

«I giochi morti sono in realtà una buona cosa», ha detto Buckley sui social media. Parlando in particolare di publisher e sviluppatori che cercano di forzare meccaniche di gioco che portano gli utenti a giocare all'infinito, Buckley ha detto:

«Non penso che serva davvero a qualcuno spingere i giocatori a giocare sempre lo stesso gioco giorno dopo giorno. Ci sono giochi che puoi giocare ogni singolo giorno per mesi senza mai stancarti. League of Legends, Dota, la maggior parte degli MMO, ma sono progettati per essere così. [...] Chi se ne frega se ci sono solo cinque persone a giocarci? Divertiti e basta. Non penso che tu debba spingerti a giocare sempre lo stesso gioco.»

Un atteggiamento, spiega Buckley, che «non è sano per gli sviluppatori, non è sano per i giocatori, non è sano per i media di giochi», perché più si spinge la narrativa per cui servono giochi eterni, più le aziende punteranno a crearne.

Situazione senz'altro interessante per Palworld che, nel frattempo, ha anche avviato un'etichetta per altri prodotti relativi al brand in collaborazione con PlayStation.

 

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