L'industria non lascia più margine di crescita: se fallisce il primo gioco, sei finito

Masakazu Sugimori ha spiegato che oggi una serie come Ace Attorney non sarebbe possibile, perché non si va oltre il primo capitolo, se le cose vanno male.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Il difficile cammino delle nuove proprietà intellettuali nel settore videoludico moderno passa anche per una verità scomoda: molti giochi che oggi consideriamo capolavori non avrebbero mai avuto una possibilità di esistere e affermarsi, nel clima dell'industria attuale.

In caso qualcuno ne dubitasse, lo conferma anche Masakazu Sugimori, ex sviluppatore Capcom e compositore della colonna sonora del primo Ace Attorney, che ha ricordato un elemento importante: la saga, oggi amatissima, non sarebbe mai arrivata a diventare tale se l'industria fosse stata quella odierna. Perché? Perché se il primo progetto non è un successo, oggi, è molto difficile che trovi spazio un seguito che costruisce su quelle fondamenta.

L'era dell'impazienza commerciale

Come riporta Automaton, il dibattito è stato innescato da Taira Nakamura, producer di Bandai, che ha espresso preoccupazioni sul clima attuale dell'industria attraverso un post su Twitter.

Nakamura ha evidenziato come l'incremento dei costi di sviluppo abbia reso sempre più difficile lanciare nuove proprietà intellettuali, specialmente quando queste non ottengono un successo immediato. 

«I franchise più popolari crescono generalmente in modo graduale, con il progredire della serie», ha spiegato Nakamura nella sua analisi, e sappiamo quanto questo sia vero. «Le proprietà intellettuali sono qualcosa che va nutrito. È importante pensare a lungo termine, non solo alle performance del primo episodio».

Intervenendo in merito, Sugimori ha così fornito l'esempio chiarissimo di Ace Attorney: mentre in Capcom saghe come Resident EvilDevil May Cry vendevano anche un milione di copie nella prima settimana, l'edizione GBA di Ace Attorney in una settimana mise insieme tra le 70mila e le 80mila copie.

Nonostante il gioco fosse riuscito probabilmente a coprire i costi di produzione, l'opinione prevalente all'interno di Capcom era che «non avesse venduto bene». Ciò che ha fatto la differenza, secondo Sugimori, è stata la determinazione del creatore Shu Takumi, che nonostante tutto ha continuato a sviluppare la serie fino al terzo capitolo, periodo in cui il riconoscimento pubblico è aumentato in modo esponenziale.

E, oggi, sappiamo che Ace Attorney è a tutti gli effetti un successo. Mentre la riflessione resta: cosa ci stiamo perdendo, oggi, sul fronte creativo dei videogiochi, considerando che i rischi sono ridotti all'osso e che se un gioco capostipite non prende subito il volo è facile che si decida di orientare le risorse su qualcos'altro?

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