Il ritorno di Oblivion in versione rimasterizzata ha fatto impazzire i fan, soprattutto dopo un’uscita a sorpresa in pieno stile shadowdrop.
Con oltre 190.000 giocatori contemporanei su Steam e un’accoglienza entusiasta, è chiaro che Bethesda ha colpito nel segno. Ma mentre il pubblico festeggia per il ritorno di un classico (l'originale lo trovate su Amazon), non tutti stanno sorridendo.
Nel mondo degli sviluppatori indipendenti, questa mossa ha generato parecchia frustrazione. Jónas Antonsson, CEO di Raw Fury (l’editore dietro Post Trauma, un horror ispirato ai classici PS2), ha espresso il proprio disappunto nei confronti dei cosiddetti shadowdrop, soprattutto quando si tratta di titoli AAA.
Secondo lui, queste uscite improvvise possono letteralmente seppellire i giochi più piccoli, che spesso si basano su strategie di lancio pianificate al millimetro per evitare proprio di finire oscurati da colossi del settore.
Antonsson ha dichiarato: «Il problema con questi drop improvvisi è che finiscono per sotterrare tutto il resto. Noi non abbiamo il denaro o la potenza di marketing per competere, quindi dobbiamo programmare tutto con grande attenzione.»
Lui stesso ammette di aver amato Oblivion da giovane e non ha nulla contro il gioco in sé: anzi, è felice che nuove generazioni possano scoprire un classico del genere.
Tuttavia, dal punto di vista di un piccolo studio indipendente, una mossa come questa può essere devastante. Il mercato dell’attenzione è già estremamente competitivo, e quando un gigante come Bethesda ruba la scena all’improvviso, è quasi impossibile farsi notare.
In sostanza, gli indie si ritrovano a combattere ad armi impari. Loro devono lottare con ogni annuncio, trailer e recensione per emergere, mentre un titolo AAA può semplicemente apparire dal nulla e catalizzare tutta l’attenzione. Non è una questione di qualità, ma di visibilità.
Il punto centrale è chiaro: non si tratta di impedire a Bethesda o ad altri grandi editori di promuovere i propri giochi, ma di riconoscere come queste mosse possano impattare negativamente sull’ecosistema indie.
E proprio per questo, forse, dovremmo dare più spazio e più attenzione a quei piccoli studi che, pur senza budget milionari, riescono spesso a proporre esperienze di gioco originali, intense e profondamente umane.
Vero anche che Bethesda ha spiegato che la sua intenzione non è mai stata quella di ricreare Oblivion da zero, ma di riproporre la stessa esperienza nostalgica.
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