Dopo aver conquistato pubblico e critica con Clair Obscur: Expedition 33, il team francese di Sandfall Interactive si è guadagnato il plauso per aver realizzato uno dei giochi di ruolo più sorprendenti degli ultimi anni.
Tuttavia, in mezzo all'entusiasmo, si è diffusa una narrazione un po’ semplicistica: quella che il gioco in questione (che trovate su Amazon) sia stato creato da solo 30 sviluppatori.
Una storia affascinante e incoraggiante, certo, ma che merita di essere guardata con un po' più di attenzione, visto che alla fine si contano circa 500 sviluppatori che hanno dato man forte al progetto di successo.
In effetti, come fatto notare da RockPaperShotgun, Sandfall conta circa 30-34 membri interni, alcuni dei quali ricoprono più ruoli, tra scrittura, progettazione delle missioni e design.
Ma i crediti completi del gioco raccontano qualcosa di più complesso: un team di otto animatori coreani ha curato gran parte delle animazioni di combattimento – elemento fondamentale per l'esperienza di gioco – oltre a decine di professionisti esterni coinvolti nella localizzazione, nel QA, nella produzione delle voci e nella colonna sonora.
Quest’ultima, in particolare, ha visto la partecipazione di oltre 30 musicisti e di un coro di nove voci, mentre Sandfall ha accreditato internamente solo il compositore principale Lorien Testard e pochi altri collaboratori audio.
Non si tratta di smascherare chissà quale inganno: Sandfall ha effettivamente gestito internamente il cuore creativo del progetto. Tuttavia, dimenticare o minimizzare il contributo di tante figure esterne – spesso in outsourcing da paesi come Corea del Sud – rischia di alimentare una visione troppo "romantica" e poco realistica del moderno sviluppo videoludico.
Una dinamica, questa, che purtroppo si ripete spesso nella comunicazione videoludica anglosassone: celebrare lo studio di riferimento e mettere in secondo piano il lavoro dei support team esterni, che sono invece fondamentali.
Per me, Clair Obscur: Expedition 33 resta comunque un'opera straordinaria, indipendentemente dal numero effettivo di persone coinvolte.
È il risultato di talento, passione e una visione artistica chiara. Tuttavia, celebrare i giochi senza rendere giustizia a chi ha contribuito "dietro le quinte" rischia di svilirne la vera grandezza.
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