Se pensavate che fossero solo Samsung e Apple a suonarsele di santa ragione in tribunale, vi sbagliavate di grosso. Nel 2008, infatti, la compagnia Motiva LLC aveva fatto causa a Nintendo, ritenendo che WiiMote avesse infranto il loro brevetto di un dispositivo utile a rilevare i movimenti del corpo dell’utente.Già nel 2011, in realtà, la Trade Commission americana si era pronunciata in favore di Nintendo, non riuscendo però a scoraggiare Motiva, che decise di ricorrere in appello.Purtroppo per loro, però, la decisione dei giudici è rimasta immutata: in particolare, essi hanno ritenuto che – in primissimo luogo – non è vero che Wiimote infrange i brevetti di Motiva, che oltretutto non era intenzionata a sfruttare effettivamente il brevetto, ma solo ad attendere che qualcuno realizzasse qualcosa di simile per potergli chiedere i danni [non prendeteci per fanboy, questo è quanto hanno detto i giudici, ndr].In particolare, il giudice Sharon Prost ha dichiarato: “non c’è semplicemente nessun ragionevole riscontro nella realtà che ci porti a pensare che, se avesse vinto la causa contro Nintendo, la tecnologia brevettata da Motiva sarebbe stata poi data in licenza a dei partner che l’avebbero incorporata.”In sostanza, quindi, i giudici hanno ritenuto che la tecnologia del brevetto Motiva non sarebbe mai divenuta realtà, e che la causa mossa dalla compagnia non tiene conto degli investimenti che Nintendo – partendo da un’idea simile alla loro – ha dovuto affrontare per poterla rendere realtà, portandosi quindi molti passi avanti rispetto a quanto fatto da Motiva.Nonostante questa sentenza abbastanza dura, gli avvocati di Motiva LLC hanno già annunciato che ricorreranno alla corte distrettuale per far valere le loro ragioni.E il processo continua…