Non è la prima volta che Nintendo dimentica, o ignora volutamente, di accreditare gli artisti che lavorano alle sue opere e stavolta tocca ai compositori che, all'interno di Nintendo Music, sono scomparsi.
Nintendo Music è la nuova applicazione lanciata totalmente a sorpresa qualche ora fa. Come potete immaginare si tratta esattamente dello Spotify di Nintendo, ovvero un'applicazione che vi permette di ascoltare le colonne sonore dei vostri videogiochi preferiti della Grande N.
Si tratta di un servizio riservato esclusivamente agli utenti iscritti a Nintendo Switch Online, ma che non richiede alcun tipo di pagamento aggiuntivo.
Il catalogo include sia i giochi di maggior successo su Switch, come Pokémon Scarlatto e Violetto (che trovate su Amazon) e Mario Kart 8 Deluxe, che alcuni dei più grandi classici come Ocarina of Time, Super Mario Bros. e Donkey Kong Country.
Tuttavia, come riporta Game Developer, molti autori di queste splendide colonne sonore non sono accreditati all'interno dell'app.
Molti si sono accorti che Nintendo Music mostra solamente il nome del brano, il gioco di origine e un riferimento ai diritti di Nintendo ma non ai compositori.
Una scelta che ha suscitato reazioni forti da professionisti come l’assistente audio editor Nabil Mehari, che ha evidenziato come artisti storici, tra cui Koji Kondo e Ryo Nagamatsu, siano lasciati senza riconoscimento.
Tra le figure illustri che sono omesse ci sono nomi come Yuka Tsujiyoko, autrice della musica di Fire Emblem; lo stesso vale per Kenji Yamamoto, compositore di Metroid Prime, e Kazumi Totaka, creatore dei brani di K.K. Slider per Animal Crossing.
È una scelta veramente poco elegante per Nintendo, che se da un lato cerca di monetizzare sui propri brani evitando Spotify e facendo guerra a chiunque li usi nei suoi contenuti, dall'altro non fa nemmeno niente per riconoscere il lavoro di artisti di spessore inaudito.
Questo comportamento era già stato ritrovato all'interno di Metroid Prime Remastered e il ritorno di Paper Mario su Switch, che in questi casi non accreditava alcuni sviluppatori.