Il crunch è uno dei problemi noti dei lavoratori nell’industria dei videogiochi, che si trovano spesso a dover rispettare le consegne imposte dai publisher (o dalla software house stessa) lavorando ben oltre gli orari normalmente previsti, arrivando a livelli che possono seriamente compromettere la loro salute.
Le software house che hanno ammesso di fare ricorso al crunch sono numerose – da Rockstar a BioWare, passando anche per Naughty Dog, autrice dell’imminente The Last of Us – Part II. Di recente, proprio la compagnia autrice della saga Uncharted era stata al centro di polemiche sull’argomento, con il vice presidente e direttore Neil Druckmann che aveva spiegato che il grande impegno dei dipendenti consentiva però a Naughty Dog di raggiungere una qualità difficile da pareggiare per tutti gli altri.
In una intervista concessa a GQ, Druckmann è recentemente tornato sull’argomento, spiegando che la compagnia ha deciso di fare in modo che gli sviluppatori non rimanessero più oltre l’orario a lavorare in ufficio. A fare la differenza, però, sarebbe la volontarietà. Secondo il dirigente, ad esempio, quando per Uncharted 2 il team veniva invitato a non esagerare con gli orari, gli stessi dipendenti si «infastidivano» per queste raccomandazioni.
Nelle parole di Druckmann:
Non proviamo a fare da babysitter per le persone. Attraiamo quelli che vogliono raccontare queste storie e che vogliono lasciare un marchio nell’industria. E lavoreranno davvero duro per riuscirci.Dobbiamo mettere dei paletti per fare in modo che non si facciano del male, ma non penso che riusciremmo a fare in modo di evitare che lavorino duro e che contemporaneamente portino a compimento il tipo di giochi che facciamo.
La situazione descritta da Druckmann si lega effettivamente a una delle pratiche di crunch discusse anche ai tempi del caso di Rockstar con Red Dead Redemption 2, quando la compagnia statunitense spiegò che molti dipendenti si trattenevano per orari da crunch anche su base volontaria. Tuttavia, membri del team QA di Lincoln avevano precisato che la volontarietà non era proprio tale, ma che si creavano delle aspettative sui dipendenti – basate su quello che magari qualcuno accettava di fare, e che automaticamente metteva in cattiva luce chi era disposto a “sacrificarsi” di meno.
Le dinamiche sono ovviamente molto complicate e la nostra speranza è che Naughty Dog sia riuscita in qualche modo ad arginare il più possibile la sua problematica, che qualche tempo fa aveva trovato contrariata anche Amy Hennig – autrice di Uncharted.
The Last of Us – Part II, che è prenotabile su Amazon a prezzo ridotto, arriverà su PlayStation 4 il prossimo 19 giugno. Avete già letto la nostra anteprima dedicata?
Fonte: GQ | VIA: DualShockers