Microsoft risponde alla FTC: «Game Pass non è degradato» e quanto riportato sarebbe ingannevole

Con una lettera, Microsoft ha risposto alle accuse della FTC di aver penalizzato i giocatori con gli aumenti di prezzo e le novità per Xbox Game Pass.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Continua, anche ad acquisizione avvenuta, la longeva epopea che coinvolge Microsoft e la Federal Trade Commission.

Ricorderete, infatti, che la commissione americana si era opposta all'acquisizione di Activision Blizzard da parte del gruppo di Xbox, affermando che questo avrebbe potuto rappresentare un rischio per il mercato, mettendo Microsoft in una posizione di forza dove avrebbe potuto fare il bello e il cattivo tempo.

Fatte le dovute analisi, le autorità competenti hanno ritenuto che Microsoft potesse procedere con l'acquisizione. Qualche giorno fa, è poi arrivato l'annuncio dell'aumento dei prezzi di Xbox Game Pass e delle novità per il suo tier console, sostituito da un nuovo livello standard che non includerà più i giochi del day-one. Novità che prenderanno definitivamente piede prima dell'arrivo di Call of Duty: Black Ops 6fresco di acquisizione.

A fronte di questa mossa, la FTC era tornata all'attacco, segnalando che Microsoft starebbe seguendo esattamente le pratiche che la commissione si sarebbe aspettata. Per i dettagli, abbiamo tradotto la lettera della FTC, in modo da darvi un'idea precisa di quali siano le accuse e le perplessità dell'ente.

A qualche ora di distanza, è arrivata anche la risposta di Microsoft, condivisa dal giornalista di The Verge Tom Warren e che rispedisce al mittente le accuse della FTC.

Xbox declassato? Microsoft non ci sta

Nella sua lettera di risposta, Microsoft afferma che le constatazioni fatte dalla FTC sulle manovre a tema Game Pass sarebbero ingannevoli e parte del progetto della commissione di cercare di istruire nuovamente il caso sull'acquisizione di Activision Blizzard.

«La lettera della FTC», leggiamo, «presenta una resoconto ingannevole dei fatti ed è un prosieguo del tentativo della commissione di reinventare il caso in appello».

A quel punto, Microsoft procede a spiegare le manovre dal suo punto di vista, che vi traduciamo:

«Microsoft ha annunciato dei cambiamenti per il suo servizio in abbonamento Game Pass, in modo da fornire ai consumatori delle opzioni praticabili a diverse fasce di prezzo.

Microsoft sta offrendo un nuovo tier per il servizio, Game Pass Standard, che permette l'accesso a centinaia di giochi da un retro-catalogo e offre l'accesso al multiplayer per $14,99/mese.

È sbagliato chiamarlo una versione 'degradata' dell'offerta fatta con il precedente Game Pass console, poiché quel prodotto non offriva la funzionalità multiplayer, che doveva essere acquistata a parte per $9,99/mensili: questo portava il costo totale a $20,98/mese».

Nonostante l'addio ai giochi del day-one, insomma, secondo Microsoft la discriminante è nel fatto che ora chi vuole giocare giochi online non debba più aggiungere un abbonamento a parte (il Gold prima, il Core poi, o direttamente l'upgrade ad Ultimate), ma possa semplicemente abbonarsi al tier standard.

In merito agli aumenti di prezzo, invece, Microsoft spiega:

«Sebbene i prezzi di Game Pass Ultimate aumenteranno da $16,99/mese a $19,99/mese, il servizio offrirà maggior valore grazie ai nuovi giochi in arrivo dal day-one.

E tra questi figura anche l'imminente Call of Duty, che non è mai stato disponibile prima d'ora in un abbonamento dal day-one».

La non esclusività di Call of Duty

Nella sua lettera, Microsoft torna anche sul punto della discordia nel processo per l'acquisizione, ricordando che la FTC aveva paventato l'ipotesi che la casa di Redmond volesse tenere Call of Duty tutto per sé, penalizzando così le altre piattaforme – come PlayStation – dove il gioco è estremamente popolare.

A questo proposito, Microsoft nel suo documento aggiunge:

«La FTC ha a malapena menzionato l'abbonamento [Game Pass] nel processo, concentrandosi invece sulla teoria che Microsoft avrebbe impedito a Call of Duty di arrivare sulle console Sony.

La Corte Distrettuale ha correttamente respinto quella teoria, che ora è ulteriormente erosa dal fatto che Microsoft e Sony abbiano firmato un accordo decennale per mantenere Call of Duty su PlayStation – un contratto che Sony si è dichiarata 'entusiasta' di firmare.

Sebbene la FTC abbia ora cercato di cambiare focus sul presunto mercato delle sottoscrizioni, la sua lettera non si allinea agli argomenti citati».

Microsoft spiega così che i timori paventati dalla FTC, come la rimozione di Call of Duty da PlayStation, non si sono concretizzati e – per quanto la FTC sappia che le aziende possono cambiare le offerte dei loro business per adattarle al momento – «Call of Duty non sta venendo reso irraggiungibile a nessuno che voglia giocarci».

La casa di Redmond aggiunge che «a questo punto non rimane alcuna prova di danni alla concorrenza: l'abbonamento di Sony continua a crescere, sebbene includa meno giochi del day-one, a differenza di quello di Microsoft. La transazione [l'acquisizione di Activision Blizzard, ndr] continua pertanto a dare beneficio alla competizione e ai consumatori – esattamente ciò che la Corte Distrettuale aveva correttamente ritenuto».

La risposta è insomma molto chiara e rispedisce le accuse al mittente, sottolineando che, nella visione di Microsoft, la FTC sia passata dall'esprimere le sue paure per l'esclusività di Call of Duty al fare riferimento agli aumenti dei servizi in abbonamento.

Vedremo se e come la Federal Trade Commission deciderà di esprimersi nuovamente e se la Corte si pronuncerà in merito.

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