Metal Gear Solid V era davvero scritto così male? Il dibattito è ancora vivo

A ormai quasi nove anni dal lancio, la community di Metal Gear Solid V sta ancora discutendo della narrazione di The Phantom Pain.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Era il 2015 quando Metal Gear Solid V: The Phantom Pain faceva il suo debutto sul mercato e, ormai quasi nove anni dopo il lancio (che avvenne l'1 settembre), il dibattito su come il gioco fosse scritto – e su ciò che gli mancava, letteralmente – sono ancora vivi e tengono banco nella community dei fan.

Senza fare spoiler a chi non ci avesse giocato, The Phantom Pain tentava di fare da anello di congiunzione tra le vicende di Big Boss, cominciate all'epoca di Metal Gear Solid 3: Snake Eater, e l'epopea di Solid Snake, cominciata invece nell'originale Metal Gear del 1987.

Nel farlo, però, il gioco visse momenti ben poco felici, con la vita di Kojima e Konami da separati in casa che, con ogni probabilità, ha colpito duramente anche i processi di sviluppo – al punto che alcuni pezzi della narrativa sono proprio mancanti e vennero inclusi, con i video ancora in lavorazione e non completi, in dei bonus nelle edizioni speciali del titolo.

Nel complesso, pur proponendo dei temi molto interessanti (tra i quali spicca il valore culturale della lingua e la colonizzazione attraverso la sua imposizione), The Phantom Pain aveva però anche qualche problema con quello che c'era e non solo con quello che gli mancava, con trovate come l'Uomo di Fuoco e il Terzo Ragazzo che – come saprà chi conosce la saga – sono troppo grottesche e stancanti perfino per Metal Gear.

Dolori fantasma o soddisfazioni?

I pareri, comunque, sono ancora piuttosto divisi e interessanti da leggere.

Curiosando tra i dibattiti su Reddit, un giocatore ha fornito uno spunto di discussione spiegando di aver apprezzato molto la narrativa di The Phantom Pain e chiedendo agli altri di fargli «cambiare idea»se ci riescono.

In realtà, sono seguiti sia commenti di chi prova a fargli cambiare idea che quelli di chi gli dà ragione, a riprova di come il titolo sia tutt'oggi abbastanza divisivo e fedele al suo nome – un dolore fantasma, considerando che è l'ultimo Metal Gear del canon di Kojima.

«L'ho amato, ma dov'è il resto? La storia finisce veramente così?».
«Ho sempre pensato che il sub-plot dedicato ai parassiti delle corde vocali sia estremamente affascinante e che sia una bella premessa a quello che vedremo con FOXDIE
in Metal Gear Solid» ha sottolineato un giocatore. Il riferimento è al parassita che, come accennavo, "porta via la lingua" ad alcuni personaggi del gioco, impedendogli di parlarla, per rimanere in vita. Indubbiamente, una delle riflessioni più interessanti del gioco.

«Io l'ho amato» scrive un altro, «ma dov'è il resto? La storia finisce veramente così? Dà la sensazione di essere incompleto, immagino che sia un vero dolore fantasma...».

La sensazione che il gioco sia monco – cosa che è, un po' come Venom Snake – è ancora molto condivisa, complici i video incompleti diffusi tra i bonus per chiudere un arco narrativo titanico mai concluso ufficialmente nell'opera, che coinvolgeva giusto due armi di distruzioni di massa.

«Penso che sia bello, ma è come se fossero solo 2/3 del gioco. Avrei voluto che Konami tagliasse i rapporti con Kojima dopo il completamento del gioco, anziché addossare ai consumatori le sue decisioni di business» scrive un altro.

«È qualcosa di estremamente soggettivo» sottolinea un'altra persona. «Personalmente, ho amato la storia, ma ne volevo di più. Ci sono persone a cui non è piaciuto e va bene così, molti hanno odiato anche MGS2, MGS4. La saga in generale crea delle opinioni divisive, e penso che sia una cosa positiva. Metal Gear Solid V è oggettivamente un gioco incredibile, considerando anche l'accoglienza che ha avuto dalla critica, ma posso capire perché a molti la storia non sia piaciuta».

Qualcuno trova a sua volta un compromesso, spiegando che «non ha una brutta storia, solo un brutto ritmo», frase nella quale mi ritrovo molto. «Sulla carta è grandiosa. Ci ho giocato due volte ed entrambe ho pensato che invece l'esecuzione si accasciasse velocemente».

Tenere in vita il passato, costruire il futuro

Da allora, le strade di Konami e di Kojima si sono divise in modo molto rumoroso, al punto che il nome del game director venne anche rimosso dalla copertina di The Phantom Pain e non poté ritirare i premi del gioco ai The Game Awards 2015.

Secondo i report di Nikkei dell'epoca, il divorzio sarebbe avvenuto quando i lavori su MGSV erano ancora in corso, motivo per cui il gioco manca di alcune parti.

Oggi, dopo anni sonnecchianti Konami sta cercando di rimettersi in prima linea nella carreggiata dei videogiochi con Metal Gear Solid Delta (dove citerà il nome di Kojima nei crediti e ha definito «un sogno» l'eventualità che un giorno le due parti possano collaborare di nuovo).

Kojima, invece, ha aperto la sua Kojima Productions indipendente e dato i natali a Death Stranding. Al momento è al lavoro su DS2OD e in futuro darà vita a PHYSINT, un progetto misterioso in collaborazione con PlayStation che dovrebbe avere elementi ludici in comune proprio con Metal Gear. Il dolore fantasma, insomma, sembra alle spalle.

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