L'organizzazione europea dei consumatori dichiara guerra alle microtransazioni

La BEUC ha lanciato un duro attacco ad alcuni dei più grandi publisher, chiedendo che vengano messe in atto regole più ferree sulle microtransazioni.

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a cura di Francesco Corica

Staff Writer

Le microtransazioni sono spesso un argomento che ha provocato numerose discussioni e polemiche tra i giocatori, soprattutto quando vengono implementate in tripla-A venduti a prezzo pieno.

Eppure la maggior parte degli utenti sembrerebbero averle accettate: pensiamo per esempio alla modalità Ultimate Team di EA Sports FC, che ormai da diverso tempo porta perfino più guadagni del gioco stesso (potete prenotare il nuovo episodio su Amazon).

E allo stesso tempo le microtransazioni hanno portato al successo di numerosi free-to-play: basti citare per esempio i fenomeni di HoYoverse come Genshin Impact o l'immortale Fortnite, che hanno popolarizzato diverse meccaniche adottate da altri giochi gratis.

Difficile pensare oggi a un mondo dei videogiochi senza microtransazioni o acquisti in-app, ma non la pensa così la BEUC, l'organizzazione europea che rappresenta le associazioni per i consumatori, che ha deciso di dichiarare guerra a queste meccaniche.

Come riportato da TechCrunch, la BEUC ha presentato una denuncia nella scorsa giornata contro alcuni dei più grandi publisher videoludici al mondo, citando tra i tanti Epic Games (Fortnite), Electronic Arts (EA Sports FC), Supercell (Clash of Clans) e Microsoft (Minecraft).

Secondo l'organizzazione, i consumatori stanno facendo «spese eccessive» all'interno dei videogiochi perché non riescono a vedere abbastanza chiaramente i costi a causa di pratiche ingannevoli: una situazione che peggiora notevolmente nel caso di giocatori minorenni, maggiormente condizionabili e che spenderebbero almeno 39€ al mese solo in microtransazioni.

La BEUC chiede dunque alle autorità di controllo di implementare leggi più stringenti, tra le quali c'è non solo una maggiore trasparenza e sistemi di controllo ferrei per utenti minorenni, ma perfino il bandire del tutto le microtransazioni sulle valute a pagamento in-game.

Effettivamente ormai è consuetudine che diversi videogiochi permettano di acquistare contenuti in-game soltanto convertendo soldi veri in apposite valute, assicurandosi però quasi sempre di lasciare agli utenti una quantità superiore inspendibile, spingendoli così ad acquistarne altra per utilizzarla.

Video Games Europe, un gruppo che rappresenta diverse compagnie videoludiche in Europa, ha risposto alle accuse sottolineando che il comportamento degli sviluppatori non ha violato nessuna delle regole dell'Unione Europea e che, secondo il loro parere, i giocatori sono perfettamente a conoscenza dell'effettivo valore di ciò che stanno acquistando.

Staremo a vedere se ci sarà una reazione ufficiale da parte degli enti regolatori in questione: vi terremo aggiornati con eventuali aggiornamenti al riguardo.

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