Sugli store digitali di videogiochi (e applicazioni), può capitare che spunti letteralmente di tutto. Compresi i cloni di videogiochi effettivamente esistenti, che cercano di capitalizzare sul nome famoso sfruttando diritti e marchi registrati che non detengono.
È anche quello che sta succedendo a Poppy Playtime, la popolarissima saga di horror a tema giocattoli – che qualche tempo fa, ricorderete, aveva destato preoccupazioni per il suo appeal sui giovanissimi, nonostante i contenuti non siano esattamente per bambini: Mob Entertainment, team autore del franchise, è così stanco della situazione che ha deciso di fare causa direttamente a Google, perché a suo avviso non sta facendo abbastanza per rimuovere le imitazioni di Poppy Playtime dal suo store per Android.
Secondo la causa depositata, che se la prende sia con il gigante di Mountain View che con gli autori dei giochi-clone che sfruttano il nome del franchise, di solito il proprietario di uno store non è responsabile delle infrazioni commesse dalle app che vi vengono vendute all'interno. Tuttavia, questo è valido fintanto che le suddette app, giunta la segnalazione dai detentori dei diritti, vengono rimosse. E non sarebbe stato questo il caso.
Mob Entertainment, come segnalato da VGC, ha infatti chiesto di far rimuovere Poppy Playtime: Chapter 3 e anche Poppy Playtime: Chapter 4, che non sono state sviluppate dal team, ma dal misterioso sviluppatore Daigo Game 2020. Oltre a sfruttare indebitamente il nome del franchise, questi contenuti violerebbero anche diversi brevetti di Mob Entertainment.
Su Play Store, oltretutto, sarebbero dei veri e propri inganni, poiché si installano gratis, ma poi chiedono l'acquisto di contenuti con prezzi tra $30 e $95 – al pagamento dei quali sembra che poi non venga fornito un bel niente, se non un URL che non conduce da nessuna parte. Se così fosse, si tratterebbe di un contenuto truffaldino vero e proprio.
E non di poco conto: in questo momento il "gioco" (non vi segnaleremo il link diretto) che imita il terzo capitolo risulta ancora su Play Store e conta su oltre 1.000.000 di download.
Secondo quanto spiegato da Mob Entertainment, l'1 novembre Google aveva ricevuto la richiesta di rimozione, ma aveva impiegato oltre un mese a rispondere, dopo solleciti inviati il 5 dicembre. L'app venne infine rimossa il 9 dicembre, ma venne ricaricata il 13 dicembre ed è ancora serenamente online – peraltro sullo stesso URL.
Il giorno stesso, Mob Entertainment spiega di avere di nuovo contattato Google per segnalare che il gioco fraudolento era tornato online e, pur avendo ricevuta conferma di presa visione dalla compagnia, a oggi entrambi i contenuti sono ancora disponibili.
Secondo l'accusatore, il motivo di questa lentezza è che Google incassa una percentuale su tutti gli acquisti che vengono effettuati su Play Store, e per questo motivo avrebbe poco interesse a tutelare Poppy Playtime, considerando quante persone avranno pagato credendo che il gioco fosse legittimo.
Per questi motivi, chiede $150.000 di danni per ogni gioco coinvolto e una ingiunzione che impedisca a Daigo e a Google di ripetere questi torti.