Casomai la realtà quotidiana che viviamo non vi sembrasse sufficientemente distopica, sappiate che possiamo aggiungere alla faretra delle inquietanti novità anche la proposta arrivata negli Stati Uniti dall'ESRB, l'ente che stima l'età ideale per la fruizione dei videogiochi in base ai loro contenuti (corrispondente del nostro PEGI).
L'ESRB, in collaborazione con Yoti (compagnia che lavora con le tecnologie per l'identità digitale) e con SuperAwesome (di proprietà di Epic Games, thanks PCGamer) ha infatti proposto alla FTC un nuovo sistema di riconoscimento facciale che potrebbe essere utilizzato dai genitori – o, eventualmente, da giocatori adulti – per garantire l'accesso a determinati prodotti.
Immaginate, ad esempio, un bambino intenzionato a giocare GTA V, con l'avvio del gioco che gli chiede però di dimostrare la sua età mostrando il viso: senza un genitore che acconsenta, e quindi dia il suo permesso mostrando il suo volto, non potrebbe giocare.
L'idea è quella in cui un adulto si scatta un selfie, con un «modulo automatico di cattura della faccia». Questa immagine verrebbe poi analizzata dal sistema, che stimerebbe l'età della persona «in media in meno di un secondo». Una volta fatto, viene assicurato, l'immagine viene cancellata.
Nei documenti presentati alla FTC si precisa che «l'upload di immagini statiche non è accettato e le foto che non garantiscono un certo livello di qualità per poter stimare l'età vengono rifiutate. Questo permette di ridurre i rischi di circonvenzione del sistema da parte di bambini, che si procurerebbero immagini di adulti ignari».
Il sistema, a quanto pare, sarebbe particolarmente efficace, almeno secondo chi lo propone: nell'età tra i 25 e i 35, 15 donne su 1.000 e 7 uomini su 1.000 potrebbero venire stimati, in modo non corretto, come persone con meno di 25 anni. Inoltre, l'ESRB non ci starebbe pensando per sostituire le attuali classificazioni, ma per affiancarle.
Sappiamo però che le classificazioni in sé non sono considerate obbligatorie già di per loro, ma semplicemente dei "consigli": se un undicenne si reca in negozio ad acquistare il prossimo GTA, nessuno gli impedirà di farlo – nemmeno chi nel negozio ci lavora, ammesso che nello scenario che stiamo immaginando il giovane non abbia già comprato il gioco su uno store digitale – con buona pace del "18+" rosso in copertina.
Pensare a un sistema di riconoscimento facciale che provi a rendere più centrale tutto questo, costringendo un adulto a mostrarsi un po' come si fa oggi con numerosi smartphone per sbloccarne l'accesso o per entrare nell'home banking, suona più che altro come una contromisura volta ad applicare una regola che di fatto non è mai stata tale.
E viene da domandarsi anche come riesca il sistema a stimare correttamente l'età di una 17enne rispetto a quella di una 19enne, considerando le differenze minime.
Le incognite, insomma, sono parecchie e ci sarebbe da capire cosa ne pensano anche gli enti a garanzia della privacy, sebbene venga sottolineato che la procedura di non archiviare nessuna immagine, dopo averla analizzata per stimare l'età.
Al momento il sistema è in fase di valutazione.