L'episodio 3 di The Last of Us S2 «fa qualcosa che non potevamo fare nel videogioco»

The Last of Us Stagione 2: lo showrunner e creatore Neil Druckmann difende l'episodio 3 e il modo in cui affronta la morte di un personaggio.

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Attenzione: l'articolo contiene spoiler sulla serie e sui suoi personaggi. Proseguite a vostro rischio.

La seconda stagione di The Last of Us ha diviso il pubblico, in particolare con il suo terzo episodio, che propone un approccio più lento e riflessivo alla tragica morte di Joel, interpretato da Pedro Pascal.

Un contrasto netto rispetto al ritmo serrato e carico d'azione che i giocatori avevano vissuto in The Last of Us Part II del 2020 (che trovate su Amazon).

Neil Druckmann, co-showrunner della serie e direttore creativo di Naughty Dog, ha spiegato durante il programma di approfondimento Inside Episode 3 perché questa scelta narrativa sia stata, a suo avviso, fondamentale.

«Amo l'episodio tre,» ha dichiarato Druckmann. «Fa qualcosa che semplicemente non potevamo fare nel videogioco.»

Nel medium videoludico, spiega Druckmann, le meccaniche d'azione impongono un ritmo serrato: dopo la morte di Joel, il periodo di lutto era inevitabilmente breve, quasi soffocato dal bisogno di mantenere alta la tensione.

La serie TV, invece, ha avuto il lusso di dedicare quasi un intero episodio alla perdita, mostrando la portata emotiva che la morte di Joel ha avuto su Ellie e sull'intera comunità di Jackson.

Una scena particolarmente toccante, citata dallo stesso Druckmann, è quella in cui Tommy si trova costretto a "sistemare" il corpo del fratello, un momento intimo e straziante che nel videogioco non era stato possibile rappresentare con la stessa intensità.

Anche Craig Mazin, co-creatore della serie, ha sottolineato quanto fosse importante rappresentare non solo il dolore personale di Ellie, ma anche quello collettivo: «Tutta Jackson ha sofferto. Spesso, nelle serie TV, si dimentica che anche gli altri personaggi, non solo i protagonisti, perdono qualcuno di importante.»

Pur seguendo le tappe fondamentali della trama originale, la serie sceglie percorsi alternativi per raccontare gli stessi eventi, rimanendo fedele nello spirito ma esplorando nuove sfumature emotive.

Credo che questa scelta sia stata estremamente coraggiosa e necessaria. The Last of Us non è solo una storia di sopravvivenza, ma anche di perdita e di lutto. Dare spazio e respiro alla morte di Joel non toglie nulla alla forza della storia originale, anzi, la arricchisce, permettendo agli spettatori di soffrire davvero insieme ai personaggi.

Chi si lamenta di un ritmo "troppo lento" forse dimentica che, senza emozione, nessuna azione ha davvero peso. Come vi ho spiegato nella mia recensione.

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