Legacy of Kain, un tuffo nel passato grazie agli sviluppatori

Un’epopea di vampiri, wraith e un mondo incatenato in cicli temporali di morte e rinascita: gli sviluppatori parlano della saga di Legacy of Kain.

Immagine di Legacy of Kain, un tuffo nel passato grazie agli sviluppatori
Avatar

a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Quando si parla di Legacy of Kain, si evoca un mondo oscuro, fatto di vendetta, macabro destino e discussioni filosofiche su vita, morte e redenzione.

Eppure, quello che rende davvero speciale questa saga è come, con la sua trama intricata e la sua narrazione complessa, ha segnato un’epoca dei videogiochi, influenzando più di una generazione di appassionati.

L’annuncio del ritorno di alcuni capitoli fondamentali della serie, in un remaster che si preannuncia un successo, non fa che rinvigorire il mito che questa saga ha costruito, merito anche di alcuni dei suoi sviluppatori originali che ci raccontano, a distanza di anni, i segreti dietro la creazione di un tale capolavoro (via PS Blog).

Un’epopea di vampiri, wraith e un mondo incatenato in cicli temporali di morte e rinascita: tutto ha avuto inizio nel lontano 1996 con Blood Omen: Legacy of Kain.

In quel titolo, Kain, un nobile che diventa vampiro, intraprendeva una ricerca per curare la sua maledizione, ma si trovava intrappolato in una spirale di moralità distorta. 

Tre anni dopo, nel 1999, il successo di Blood Omen spinse la serie a evolversi, portando Legacy of Kain nel mondo 3D con Soul Reaver. Qui, i giocatori assumevano il controllo di Raziel, un ex luogotenente vampiro, che dopo essere stato ucciso da Kain, ritorna come wraith per vendicarsi.

Soul Reaver non solo rinnovava il gameplay, ma introduceva anche un sistema innovativo di viaggio tra i mondi materiale e spettrale, creando un'esperienza di gioco mai vista prima.

«La scrittura, i dialoghi e le performance vocali hanno portato il gioco a un altro livello», afferma Daniel Cabuco, uno degli artisti di punta di Soul Reaver.

La capacità del team di integrare tecnologia e narrazione lo rendeva un gioco che «faticava a uscire dalla mente dei giocatori» (citazione di Scott Krotz, capo ingegnere del gioco).

Il sequel, Soul Reaver 2 (2001), non si limitò a continuare la storia di Raziel, ma approfondì la trama, esplorando il passato umano del protagonista e gli intrighi temporali che avrebbero cambiato il destino di Nosgoth.

La fusione di combattimento, puzzle e esplorazione, unita a un racconto sempre più intricato, consolidò la posizione di Legacy of Kain tra i titoli più acclamati della sua generazione.

Nel 2002, con Blood Omen 2, la saga fece un salto indietro nel tempo, esplorando un universo alternativo e raccontando la storia di Kain da una nuova prospettiva.

Il gioco tornava alle radici, con la possibilità di nutrirsi per rigenerarsi, ma introducendo anche nuovi elementi di gameplay come la durabilità delle armi.

Infine, nel 2003, Legacy of Kain: Defiance metteva insieme i destini di Kain e Raziel, permettendo ai giocatori di controllare entrambi i protagonisti in un viaggio che culminava in riflessioni su determinismo e moralità, temi ormai centrali nella saga.

Oggi, grazie ai remaster di Soul Reaver 1 & 2, e ai giochi Blood Omen: Legacy of Kain e Blood Omen 2 che sono arrivati su PlayStation Plus, è il momento perfetto per rivisitare un gioco che ha segnato profondamente la cultura videoludica. 

Leggi altri articoli