Il mondo non venne creato in un solo giorno – come tutti sappiamo – e nemmeno Journey. I lunghi tempi di sviluppo del gioco stavano infatti per costare la bancarotta ai ragazzi di Thatgamecompany, come ammesso dallo stesso leader, Jenova Chen.Sony, in origine, aveva deciso di fornire finanziamenti allo sviluppo del progetto per soli due anni, al termine dei quali però il gioco era ben lungi dal potersi considerare concluso. Difetti tecnici e bug irrisolvibili? Niente di tutto questo. Semplicemente, i ragazzi di Thatgamecompany ritenevano di dover affinare ulteriormente l’impatto emozionale del prodotto, dato che i primi test sugli utenti non erano stati soddisfacenti.A quel punto, Sony accettò di finanziare un terzo anno di sviluppo, e Journey richiedette anche più degli ulteriori dodici mesi concessi dal colosso nipponico per essere ritenuto pari alle ambizioni dei developer: in questa fase, Thatgamecompany rischiò la bancarotta, poiché non aveva più i finanziamenti necessari a pagare i suoi dipendenti che lavoravano a Journey.Fortunatamente, però, nella successiva sessione di gioco con il titolo completo, l’esperimento risultò positivo, poiché tre dei venticinque tester invitati si commossero e piansero. “Un risultato che valeva la pena di tutto ciò che c’è stato prima” ha dichiarato Chen.Dopo essere rimasta soddisfatta dai risultati della play session, Thatgamecompany ha deciso che Journey era pronto ad arrivare sul mercato. E, di lì in poi, sappiamo tutti com’è andata.