La battaglia contro le microtransazioni nei videogiochi ha trovato in Josef Fares, il celebre director di It Takes Two e del recente Split Fiction, uno dei suoi più intransigenti paladini.
Con un linguaggio diretto e senza compromessi, Fares continua a difendere la sua visione di un'industria videoludica libera da meccaniche di monetizzazione che, a suo avviso, compromettono profondamente l'esperienza creativa.
Una posizione che si riflette chiaramente nel successo dei suoi titoli (che trovate anche su Amazon), caratterizzati da un design innovativo e privo di elementi pay-to-win che hanno conquistato pubblico e critica.
«Ogni volta che prendi una decisione di design basata sul guadagnare più soldi nel gioco, stai creando un problema enorme che frena la nostra industria dal punto di vista creativo».
Con queste parole, pronunciate durante un video in cui reagiva ai commenti degli utenti su YouTube, Fares ha ribadito la sua posizione contro quelle che definisce senza mezzi termini "porcherie" che influenzano negativamente lo sviluppo dei videogiochi.
L'impegno di Hazelight Studios, lo studio guidato da Fares, è stato chiaro fin dall'annuncio di Split Fiction: «niente loot box, niente microtransazioni, niente stron*ate» incluse nel gioco. Una promessa che ha mantenuto, come già fatto con i precedenti titoli dello studio.
La filosofia di Fares non sembra aver danneggiato il successo commerciale o critico dei suoi giochi, anzi. Split Fiction ha debuttato come il gioco con la valutazione più alta dell'anno su Metacritic, dimostrando che la qualità e l'innovazione possono ancora prevalere sui modelli di business aggressivi.
Hazelight Studios rappresenta quindi ad oggi un esempio di come sia possibile creare giochi di successo puntando esclusivamente sulla qualità dell'esperienza offerta. In un'industria dove le meccaniche di monetizzazione continua sono spesso considerate necessarie per la sostenibilità economica, Fares dimostra che esiste una via alternativa.
Mentre il dibattito sulle microtransazioni continua a dividere l'industria, nella mia recensione di Split Fiction vi ho spiegato perché è un giocone (specie se giocato con la persona giusta).
Come c*zzo si fa a difendere certe pratiche non lo capirò mai.
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