EA Sports ha bannato a vita un giocatore di FIFA che aveva rivolto insulti razzisti alla leggenda dell'Arsenal Ian Wright dopo aver perso una partita in cui era coinvolta la versione digitale del calciatore.
Il giocatore, il diciottenne irlandese Patrick O'Brien, aveva condiviso questi insulti razziali sul suo profilo Instagram nel maggio 2020 in 20 messaggi diversi.
O'Brien si era scusato pubblicamente e questo, insieme alla sua dichiarazione di colpevolezza, gli aveva risparmiato una condanna nel processo tenuto questa settimana.
Il gamer ha comunque donato 500 euro all'Irish Network Against Racism, difeso dal suo avvocato che aveva parlato di un gesto legato all'impulsività del momento, e chiesto scusa a Wright, che ha accettato; tuttavia, il calciatore ora 57enne ha trovato la mancanza di una pena concreta "deludente".
Dopo aver seguito l'evoluzione della vicenda, EA Sports ha spiccato un ban a vita contro O'Brien, i cui account su FIFA 21 e oltre sono stati bloccati per sempre.
«Ian Wright è parte della nostra famiglia in EA Sports», ha spiegato David Jackson, VP Brand su EA Sports FIFA, in una nota inviata ad Eurogamer.net.
«Teniamo in enorme considerazione la sua partnership e il suo supporto, e vogliamo che anche lui sappia c he ha il nostro supporto.Lo scorso anno, Ian è stato soggetto ad un terribile attacco verbale razzista da parte di un giocatore che aveva perso una partita in FIFA 20.
Questo comportamento del giocatore è stato inaccettabile su ogni livello e non lo tollereremo. La nostra Positive Play Charter guida le nostre azioni in situazioni come questa, e abbiamo intrapreso l'azione di bannare il giocatore permanentemente così non potrà giocare o accedere ai nostri giochi.
Il razzismo deve finire».
Wright ha elogiato la risposta di Electronic Arts in un commento affidato ad un podcast su Spotify, sottolineando anche che la compagnia si è scusata con lui sebbene egli stesso pensasse che tali scuse non fossero necessarie.
Il tema del razzismo sta gradualmente, finalmente, entrando nel gaming e negli ultimi anni abbiamo visto iniziative importanti per sensibilizzare al riguardo i videogiocatori.
Resta comunque un tema divisivo, più che altro relativamente alla responsabilità che i creatori di contenuti dovrebbero o non dovrebbero avere riguardo alle loro produzioni - come aveva sottolineato, non senza sollevare polemiche, il noto streamer Ninja.
In tanti non la pensano così, comunque, visto che c'è stata anche di recente un'esclusiva PlayStation 5 che ha ritenuto corretto cambiare l'aspetto di alcuni dei suoi personaggi perché la loro raffigurazione era stata considerata razzista.
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