Circa un anno, in merito a Hogwarts Legacy e alle polemiche che lo circondavano espressi un concetto sempre (purtroppo) attuale anche nella comunità dei videogiochi: l'assoluta incapacità di confronto, con le posizioni lontane che sono inavvicinabili e con l'incapacità di ignorare quello che non ti piace ed evidentemente non è fatto per te.
Così, nel carrozzone del nuovo GamerGate, sono all'ordine del giorno le cacce alle streghe e, mentre le aziende parlano di inclusione dividendosi tra chi ci crede e la sostiene e chi pensa che sia un argomento buono per il marketing e il branding, sono letteralmente nati dei gruppi di qualche centinaia di migliaia di persone che si sono dati il compito di individuare i giochi "woke" per boicottarli.
Posto che ognuno spende o non spende i suoi soldi su quello che gli pare – se non ti ispira il protagonista di un gioco, non comprarlo e comprarne un altro, cosa c'è di difficile? ndr – in questo modo, i deliri del dibattito (ha senso chiamarlo così?) polarizzato del mondo statunitense si estendono, online, praticamente a qualsiasi cosa.
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E si sono estesi anche a Dustborn, videogioco prodotto dalla norvegese Red Thread Games, che di recente ha chiuso i commenti ai suoi post social perché non riusciva a contenere le spedizioni punitive, di insulti e minacce, dei cacciatori delle streghe "woke" in questione.
Ignorare un gioco che non ti piace e non comprarlo, a quanto pare, non riscuote lo stesso fascino supereroistico dell'andare a molestare gli sviluppatori, a cercarli sui social e a minacciarli.
A tal proposito, Red Thread Games ha diffuso una nota ufficiale sui suoi canali, in risposta ai messaggi di odio ricevuti:
«Fin da quando abbiamo annunciato Dustborn, abbiamo letto i vostri commenti e ascoltato i vostri feedback, le vostre speranze e i vostri desideri per il gioco. Nel corso degli ultimi quattro anni, il nostro team ha messo il suo cuore nel raccontarvi una storia che per noi avesse un profondo significato, una sul potere delle parole, sulla costruzione di un mondo dove tutti possano sentire al sicuro, che parla di amore, amicizia e... robot, ovviamente.
Ci aspettavamo che Dustborn potesse innescare conversazioni e dibattiti ed eravamo impazienti di intrattenerci con i nostri giocatori in un modo positivo e costruttivo. Purtroppo, quella conversazione è stata affossata da un'onda di odio e abusi.
Accogliamo i feedback ponderati e le critiche rispettose. Abbracciamo la discussione e il dibattito. Ma abbiamo tolleranza zero per l'odio, per le molestie e per le minacce di ogni sorta. Coloro che si comportano in questo modo saranno rimossi dalla nostra community.
A tutte le altre persone: grazie per esservi unite a questo viaggio con noi. Il vostro supporto significa tutto, e il vostro feedback costruttivo continua a farci imparare e a farci evolvere. Insieme, possiamo continuare a costruire un modo in cui tutti sentano di avere valore e sentano il potere di condividere le loro storie».
Oltretutto, segnaliamo che qualcuno è anche andato a "denunciare" che il Norwegian Film Institute (che è tra chi ha supportato la realizzazione del gioco) ha una pagina sul sito dove spiega la sua politica per garantire inclusione e diversità – e che quindi è a suo volta reo e insultabile. Negli stessi commenti a questa segnalazione, per contesto, qualcuno sottolinea che «dobbiamo riconoscere il femminismo come organizzazione estremista e bandirlo: le nascite ricomincerebbero a salire».
Chiusa questa parentesi, comunque, in precedenza anche Tales of Kenzera: Zau era stato oggetto delle stesse spedizioni punitive e l'autore era stato inondato di insulti – dopo aver realizzato un gioco che lo aiutasse a elaborare il lutto per la perdita di suo padre, facendoci vestire i panni di un protagonista di colore che si muove nel folklore e nell'immaginario africano.
Come sempre accade, i discorsi d'odio sono completamente inutili, non portano a nessun confronto costruttivo e a nessuna crescita: non fanno altro che cementare tutti nelle loro posizioni – che spesso peraltro si originano per partito preso, dal momento che non c'è apertura al confronto, appunto.
Il caso di Dustborn – che avrebbe tanti difetti videoludici evidenziati anche nella nostra review di cui parlare – è solo l'ennesimo in un contesto, quello dei social, che non fa che confermarsi una perdita di tempo, un mondo-altro disconnesso dalla realtà in cui si va a caccia del prossimo individuo da odiare, insultare e minacciare personalmente perché nella sua opera ha osato fare a modo suo. Si tratta di una nuova generazione di intimidazioni: probabilmente, c'è la convinzione che un team, conscio di dover poi far fronte a reazioni di odio da parte di orde di anonimi sui social, non oserà più toccare certi temi o certe rappresentazioni, con il bullismo e le minacce a immaginarsi come un deterrente.
Supportate e giocate i giochi che avete interesse a giocare e supportare, che vi incuriosiscono, vi intrattengono. Non fatelo con quelli che non vi ispirano altrettanto, o che per qualsiasi motivo non si sposano con le vostre visioni. È un binomio facile, dove l'insulto non è contemplato: quando lo è, sarebbe bene preoccuparsi prima di quello, che di qualsiasi videogioco.