In una recente intervista con VideoGamer, Seamus Blackley, uno dei creatori originali di Xbox, ha espresso la sua opinione sul modo in cui Microsoft ha gestito il marchio negli anni.
Un tema che ha suscitato particolari riflessioni è la narrazione sul potere della console (che trovate su Amazon).
Secondo Blackley, l'idea che la potenza grafica fosse l'elemento centrale per il successo di Xbox è ormai superata.
«La battaglia per il contenuto non si gioca più sulla potenza tecnica», ha dichiarato, sostenendo che oggi l'esperienza utente e la capacità di attrarre i giocatori sono più determinanti.
Blackley ha anche sottolineato che la direzione intrapresa da Microsoft, continuando a concentrarsi sulla potenza delle console, non è quella che avrebbe scelto lui.
«Non è colpa mia se hanno continuato su quella strada», ha aggiunto, rimarcando che, pur non potendo prevedere l'esito finale, avrebbe probabilmente preferito un approccio diverso, focalizzandosi su altri aspetti oltre alla pura potenza hardware.
Un'affermazione che non può non far riflettere, soprattutto alla luce delle difficoltà che Xbox ha affrontato negli ultimi anni, tra cui le scarse uscite di titoli esclusivi e il continuo inseguimento della concorrenza in termini di qualità del catalogo.
Se oggi Microsoft sembra puntare maggiormente sui giochi e su una strategia multipiattaforma, è chiaro che, a lungo andare, la potenza della macchina da sola non basta a vincere la sfida del mercato videoludico.
Eppure, la domanda resta: se Seamus Blackley fosse rimasto a guidare il progetto, Xbox avrebbe potuto avere una storia diversa? Probabile, ma c’è un fatto che non si può ignorare.
Ora come ora la "forza" del marchio Xbox non è mai stata davvero nella sua potenza grafica, ma nella capacità di evolversi e adattarsi alle esigenze di un pubblico che è sempre più alla ricerca di contenuti, e non solo di numeri.
Restando in tema, l'annuncio dell'IA Xbox Muse ha già scatenato diverse perplessità e polemiche chi è impegnato nella preservazione videoludica.