Il momentum su FIFA non esiste, l'accusa rinuncia alla class action

EA batte una class action sul nascere

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a cura di Paolo Sirio

Gli organizzatori di una class action contro Electronic Arts, in cui il publisher veniva accusato di generare la pratica comunemente nota come momentum nelle partite su FIFA Ultimate Team per spingere i giocatori a spendere in microtransazioni, hanno rinunciato alla causa.

A rivelarlo è stato lo stesso editore californiano, in una nota pubblicata sul suo sito ufficiale nella giornata di oggi 3 marzo.

«Abbiamo già detto prima pubblicamente che non usiamo alcuno script né "Dynamic Difficulty Adjustment" (DDA) o niente di simile che regolerebbe automaticamente la difficoltà del gameplay nelle partite su Ultimate Team di FIFA, Madden e NHL», si legge nella nota.

«Le nostre chiare dichiarazioni sono state sfidate di recente in un'azione legale che asseriva come avremmo, infatti, usato DDA nelle modalità Ultimate Team.

Siamo lieti di condividere che i querelanti hanno ritirato le loro accuse. Abbiamo fornito loro informazioni tecniche dettagliate e accesso per parlare con i nostri ingegneri, con tutti che hanno confermato (di nuovo) che non c'è alcun DDA o script nelle modalità Ultimate Team. Questo è il risultato corretto».

Electronic Arts ha confermato di possedere un brevetto per la tecnologia DDA, ma che questo non è mai stato usato nei suoi sportivi «e non lo sarà mai».

Voci legate al momentum si levano da anni relativamente alla serie FIFA e in particolare tali accuse avevano preso il largo all'inizio del 2017 su Reddit, come precisa Eurogamer.net, dove era stato affermato che tracce di DDA sarebbero state scovate nei file del gioco di quell'anno.

Difficilmente questo genere di dichiarazione servirà a spegnere il chiacchiericcio al riguardo, ma intanto è bastato ad impedire che EA venisse trascinata in tribunale per una meccanica che, a suo dire, non esiste neppure.

Risultati complicati da digerire o comprendere, come quello che ha portato alla sconfitta di un giovanissimo campione con tanto di perdita del suo record mondiale, sono dunque legati soltanto all'imprevedibilità dello sport - virtuale o reale  che sia - e non a pratiche illecite.

Fortune alterne, del resto, che vedono paradossalmente avere successo anche calciatori reali, come una stella del Liverpool.

Intanto, il publisher ha destato scalpore dopo aver spiccato un ban di un anno nei confronti di un giocatore di FIFA che aveva rivolto insulti razzisti nei confronti di un noto calciatore.

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