Continuano le battaglie legali nei confronti di OpenAI, la compagnia dietro a ChatGPT. Dopo che, negli scorsi mesi, era divenuto celebre il caso del New York Times – che si era mosso per denunciare l'uso non autorizzato dei suoi contenuti, che sarebbero stati usati per addestrare il chatbot di OpenAI e quelli di Microsoft – ora è la stessa celebre testata a riferire che il gigante Ziff Davis si è a sua volta mosso per vie legali.
Se siete videogiocatori e il nome non vi suona nuovo, è perché parliamo della compagnia proprietaria di realtà come IGN, Eurogamer, Digital Foundry, GamesIndustry, Humble Bundle e VG24/7 – per un network di 45 siti complessivi, tra cui rientrano anche CNET, Mashable, PCMag, SpeedTest e DownDetector.
La documentazione legale, depositata nel Delaware, include 62 pagine e fa specifico riferimento all'uso non autorizzato dei contenuti dei siti di Ziff Davis per addestrare l'IA.
Secondo Ziff Davis, OpenIA avrebbe «intenzionalmente e inarrestabilmente riprodotto copie esatte e creato derivazioni dei lavori di Ziff Davis», incorrendo così nella violazione dei copyright che appartengono a Ziff Davis stessa. Secondo l'editore, il lavoro di OpenIA avrebbe così danneggiato i marchi della compagnia.
«OpenAI ha compiuto queste azioni sapendo che avrebbero violato i diritti della proprietà intellettuale di Ziff Davis e la Legge» si legge nel documento di denuncia. Secondo quanto riferito dal New York Times, per questa violazione Ziff Davis chiede «risarcimenti di almeno centinaia di milioni di dollari», dal momento che OpenAI si è avvantaggiata dei suoi contenuti non avendo alcune autorizzazione per farlo.
La compagnia di Sam Altman, invece, ha fatto sapere tramite un portavoce che ritiene che il suo uso dei contenuti di Ziff Davis rientra nel cosiddetto fair-use, e quindi non violerebbe le leggi in materia di copyright.
«ChatGPT aiuta a migliorare la creatività degli esseri umani» riferisce il portavoce, «a far avanzare la ricerca medica e scientifica, e consente a centinaia di milioni di persone di migliorare la loro vita di tutti i giorni».
Secondo quanto riferito dal New York Times – alla cui causa va sommata anche quella mossa da News Corp, compagnia dietro The Wall Street Journal, per le medesime motivazioni e contro l'uso non autorizzato dei suoi contenuti per addestrare l'AI – da tempo la dirigenza di Ziff Davis stava valutando le vie legali, che ha infine approvato anche nella speranza che altri publisher facciano lo stesso.
Vedremo quale sarà la reazione: tutte queste cause sono ancora in corso ed è difficile prevedere cosa sancirà la giurisprudenza in merito. Indubbiamente, è opportuno su tutti i livelli che l'uso delle AI – così come i materiali su cui esse vengono istruite – venga regolamentato, poiché è evidente che la tecnologia abbia corso molto più velocemente delle normative che dovrebbero garantirne un uso equilibrato, legittimo e non dannoso.