Il mondo dei videogiochi sta attraversando una fase critica in cui il tempo richiesto ai giocatori è diventato un fattore più determinante del costo stesso dei titoli.
Mentre l'industria continua a sfornare colossi videoludici che richiedono centinaia di ore per essere completati, una voce autorevole si leva contro questa tendenza: quella di Shawn Layden, ex presidente di PlayStation.
In un'epoca in cui i giocatori della prima ora invecchiano, assumono responsabilità lavorative e familiari, la questione del tempo da dedicare all'intrattenimento diventa cruciale, mettendo in discussione il modello attuale di sviluppo che predilige la quantità alla qualità dell'esperienza ludica.
Durante un'intervista rilasciata a Player Driven, Layden ha espresso una posizione netta e controcorrente: «Non ho bisogno che tu passi 100 ore sul mio gioco. Voglio che tu posi il pad dopo 20 ore con le mani sudate».
Una dichiarazione che colpisce al cuore del problema dell'ipertrofia videoludica contemporanea, dove titoli come Fortnite o Assassin's Creed Shadows (che trovate su Amazon) sono concepiti come esperienze potenzialmente infinite, progettate per trattenere i giocatori il più a lungo possibile.
L'ironia della situazione non sfugge agli osservatori più attenti: proprio PlayStation, l'azienda che Layden ha guidato, è diventata uno dei principali artefici di questa tendenza. Titoli come The Last of Us Part 2 e God of War: Ragnarok hanno significativamente allungato la durata rispetto ai loro predecessori.
Secondo l'ex dirigente, negli ultimi cinque-sette anni l'industria ha progressivamente smarrito "l'idea di completamento", un concetto fondamentale nell'esperienza videoludica tradizionale. Il senso di appagamento derivante dal portare a termine un'avventura sta cedendo il passo a esperienze interminabili che rischiano di trasformarsi in impegni gravosi anziché in momenti di svago.
Non è solo una questione di durata, quindi, ma di densità qualitativa dell'esperienza. Un gioco che sa emozionare intensamente in venti ore può risultare più prezioso di un titolo che diluisce i suoi momenti migliori in cento ore di contenuti ripetitivi.
Questa riflessione si collega a un'altra osservazione recente di Layden riguardo alla console war, che per lui non esiste più.
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