L'industria si trova ad affrontare un dibattito sempre più acceso sul prezzo dei videogiochi, con Nintendo che ha recentemente infranto una barriera psicologica importante lanciando Mario Kart World a 80 dollari/euro.
Questa mossa ha scatenato una tempesta di proteste tra i giocatori, preoccupati che possa rappresentare l'inizio di una tendenza al rialzo che coinvolgerà l'intero settore.
Parallelamente, emergono voci autorevoli che sottolineano come, considerando l'inflazione, i prezzi dei videogiochi siano rimasti sostanzialmente stabili per oltre due decenni, suggerendo che un graduale adeguamento potrebbe essere più razionale che non aumenti improvvisi e consistenti.
Durante un'intervista con PlayerDriven, Shawn Layden, ex dirigente di PlayStation, ha offerto una prospettiva interessante sulla questione dei prezzi nel settore.
Secondo Layden, considerando l'inflazione degli ultimi vent'anni, i prezzi dei videogiochi sono effettivamente diminuiti in termini reali. «Se confrontiamo i valori attuali con quelli del 1999, un gioco standard dovrebbe costare circa 100 dollari nel 2025», ha spiegato l'ex dirigente.
Layden ha rivelato che, durante il suo mandato, aveva considerato l'implementazione di un sistema di adeguamento progressivo dei prezzi. La sua proposta prevedeva un aumento di 5 dollari per ogni generazione di console, una strategia che avrebbe portato i videogiochi a costare circa 90 dollari nell'era attuale.
In quest'ottica, l'operazione di Nintendo con Mario Kart World (in bundle con Switch 2 su Amazon) a 80 dollari apparirebbe quasi come un compromesso ragionevole.
L'aspetto più problematico per i consumatori non sembra essere tanto l'aumento in sé, quanto piuttosto la modalità con cui viene applicato. Gli incrementi sporadici e consistenti risultano più difficili da accettare rispetto a piccoli adeguamenti graduali distribuiti nel tempo.
Il dibattito sui prezzi non può prescindere da una considerazione fondamentale: i costi di sviluppo dei videogiochi sono aumentati esponenzialmente negli ultimi anni.
Il caso di Nintendo potrebbe rappresentare un punto di svolta in questo senso, segnalando un ritorno a un modello di pricing più trasparente, ma anche più oneroso sin dall'inizio.
La risposta del mercato a questa mossa determinerà probabilmente le strategie future dell'intero settore, in un delicato equilibrio tra sostenibilità economica e accessibilità per i consumatori. Anche se a tal proposito è notizia recente che anche PS5 aumenterà di prezzo.
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