Negli ultimi anni la filosofia di PlayStation ha subito diversi cambiamenti: uno dei più importanti è stato sicuramente l'apertura al mercato PC, che ha permesso a tanti nuovi giocatori di scoprire le esclusive di casa Sony.
Un processo che ha richiesto tempi di apprendimento piuttosto longevi, anche se il fenomeno Helldivers 2 (lo trovate su Amazon) ha dimostrato che vale sicuramente la pena di ascoltare attentamente le richieste degli utenti PC per ottenere i maggiori profitti possibili.
Ed è anche in questo senso che è arrivato finalmente lo stop al PSN obbligatorio, da sempre criticato dagli utenti e che ha causato vendite tiepide per le ultime esclusive.
In un'interesssante intervista rilasciata al podcast Sacred Symbols+ (via Push Square), l'ex dirigente Shuhei Yoshida ha svelato di essere stato tra i primi a spingere per l'arrivo di esclusive PlayStation su PC, mossa su cui Sony inizialmente non era affatto convinta:
«Rilasciare [i giochi] su PC permette diverse cose: ti fa raggiungere un nuovo pubblico che non possiede console — soprattutto in regioni dove non sono così popolari.
L'idea è che tali persone possano diventare fan di un franchise in particolare, così che quando venga rilasciato un nuovo gioco potrebbero essere convinti ad acquistare PlayStation.
Inoltre, permette di avere guadagni aggiuntivi, perché fare un porting su PC costa molto meno rispetto a creare un titolo originale. Quindi è quasi come se stampassero soldi. Questo ci aiuta a investirli su nuovi giochi, ora che i costi sono aumentati».
Yoshida svela in particolar modo che un impatto di questa strategia è visibile nel mercato cinese, che preferisce di gran lunga acquistare videogiochi su PC piuttosto che su console. Un dato ampiamente dimostrato dal successo di Black Myth Wukong, mi permetto di aggiungere.
Le parole dell'ex dirigente confermano che i porting su PC sono a tutti gli effetti una strategia low-cost per riuscire a ottenere incassi aggiuntivi, fornendo allo stesso tempo una vetrina pubblicitaria per le console PlayStation: di conseguenza, è difficile immaginare che Sony possa fare dietro front su questa strategia.
Nel corso della stessa intervista, Shuhei Yoshida ha anche svelato un retroscena interessante sui live-service di casa PlayStation, confermando che Sony non ha obbligato nessuno sviluppatore a realizzarli.
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