La crescente richiesta di giochi più brevi potrebbe segnare un cambiamento fondamentale nel panorama videoludico.
Will Shen, veterano di Bethesda, ha recentemente espresso la sua opinione durante il podcast Kiwi Talkz (via Gamereactor), affermando che sempre più giocatori si sentono sopraffatti da titoli che richiedono centinaia di ore di impegno, come Call of Duty o il tanto atteso GTA 6 (il predecessore lo trovate su Amazon).
Sebbene questi giochi continuino a dominare l'attenzione del pubblico, Shen ha sottolineato come esperienze più corte, come quelle offerte da Astro Bot, stiano ottenendo grande successo.
In effetti, questi giochi più compatti offrono esperienze appaganti senza l'assillo di un impegno a lungo termine, il che potrebbe indicare che i giocatori stanno cercando avventure più accessibili e facili da "digerire".
Questa tendenza potrebbe segnare l'inizio di una nuova era per l'industria videoludica, dove l'accessibilità e la possibilità di vivere storie avvincenti in tempi più brevi diventano la norma.
Non si tratta solo di giochi "casual", ma di esperienze che possono essere apprezzate in sessioni più ridotte, permettendo ai giocatori di godersi il gioco senza sentirsi schiacciati dal peso di un impegno senza fine.
Siamo davvero pronti a dire addio alle tonnellate di ore da investire nei giochi? Secondo me la questione è più complessa di quanto sembri. La riflessione di Will Shen è un campanello d'allarme per un settore che ha vissuto nell'illusione che "più grande è, meglio è".
Eppure, siamo davanti a un paradosso: il mercato cerca di vendere il "tempo" come una risorsa infinita, mentre i giocatori, stanchi di giochi che sembrano più un impegno che un passatempo, vogliono soltanto un po' di sana evasione senza dover vendere la propria vita al console.
Del resto, proprio in questi giorni vi ho fatto leggere il mio speciale in cui ho fatto il punto su un'industria del gaming sofferente, specie lo scorso anno.