Da quando esiste il "gioco" si può barare, in ogni sua forma, e i videogiochi non sono da meno anche per gli italiani, che barano sia online che in single player in maniera indiscriminata.
Dall'epoca degli storici cheat code di Grand Theft Auto, il cui ultimo episodio è su Amazon, fino ad oggi, i videogiocatori italiani non hanno smesso di imbrogliare.
E non pensiate che lo facciano solo i giovani, anzi, perché non se i videogiocatori non sono abbastanza vecchi per giocare come ha insegnato Zelda, non sono abbastanza adulti per non imbrogliare.
Se i videogiocatori sanno essere molto buoni, contribuendo a raccolte di beneficenza davvero clamorose, in alcuni casi però si lasciano andare al loro lato oscuro.
Con un campione di 1.000 italiani appassionati di videogiochi, il sondaggio rivolto era specificatamente centrato sul tema del barare online.
Il 70.3% dei giocatori reputa accettabile barare in un gioco online, con Grand Theft Auto come il gioco più adatto per imbrogliare, e il PC come piattaforma in cui lo si fa di più.
In particolare, il 93.3% di loro ritiene particolarmente accettabile barare quando si gioca da soli in modalità single player.
Per i giochi online impazzano aimbots e triggerbots, auto-leveling, boosting / win trading e artificial lag / lag switch.
I motivi per cui i videogiocatori si ritrovano a barare nascondono delle riflessioni interessanti.
Per il 42.9% dei giocatori, barare è necessario a causa dell'impossibilità di pagare risorse per sbloccare i livelli. Il 25.5% pensa che barare renda più facile battere un avversario. Secondo il 25.2% dei giocatori barare aiuta a superare le frustrazioni durante il gioco. Il 20% dei giocatori invece tende a barare per tenere il passo quando gli altri giocatori barano. Secondo il 17.6% dei giocatori barare aumenta il divertimento, mentre per il 4.5% si bara in quanto anche gli streamers usano i cheat.
La diffusione dei battle pass e dei sistemi in cui per ottenere contenuti bisogna guadagnare livelli ha spinto all'esasperazione la community, quindi.
Una cosa che, effettivamente, somiglia molto al motivo per cui i videogiocatori più adulti si sentono sempre più esclusi dal mondo del gaming.
La fonte di queste tendenza al barare nasce da uno studio di Time2Play, il cui studio potete consultare a questo indirizzo.