I servizi in abbonamento sono sempre più un nucleo centrale dell'industria dei videogiochi, facendo parte della strategia di tutti i maggiori platform holder del momento.
Così, mentre Sony ha provato a rinnovare il suo PlayStation Plus, mentre Nintendo sta rispolverando i suoi grandi classici su Nintendo Switch Online, sappiamo che la parte del leone vuole farla Microsoft, che include in Game Pass giochi fin dal day-one (comprese tutte le sue produzioni first-party).
Un modello sicuramente aggressivo ma che, secondo gli analisti di mercato di DFC Intelligence, non sta funzionando, perché non sarebbe sostenibile nel lungo corso.
Game Pass e le criticità, secondo gli analisti
Nella loro disamina, gli esperti paragonano Game Pass proprio a Nintendo Switch Online, che ritengono invece un ottimo modello di equilibrio tra quanto viene offerto e quanto questo costi a Nintendo, rispetto alle entrate che può portarle:
«Il problema, con Game Pass, è che il modello di business non sembra funzionare. Comparare il numero degli abbonamenti non è necessariamente onesto, perché questi servizi hanno prezzi significativamente diversi.Comunque, ciò che è chiaro è quanto funzioni bene il servizio in abbonamento di Nintendo, come miglioramento per il modello di business complessivo – il vendere hardware e software.
In contrasto, sembra che Game Pass stia provando a essere una cosa a sé, dove le vendite dell'hardware Xbox non sono importanti».
Il che è esattamente il punto di Game Pass (lo trovate su Instant Gaming): come abbiamo rimarcato più volte sul nostro sito, la differenza principale è che gli abbonamenti di Sony e Nintendo vogliono fare da attrattiva verso la console su cui girano. È come se i publisher dicessero al giocatore che, oltre ai giochi, può valutare di comprare la loro console anche per spolpare quanto offerto dall'abbonamento.
Nel caso di Microsoft, invece, è l'opposto: Game Pass è pervasivo e il gigante di Redmond vuole portarlo ovunque (pensiamo alle smart TV e agli smartphone, con il cloud), piuttosto che spingere le persone a comprare una Xbox per poterselo godere. Non sei tu che devi venire da Game Pass ma è Game Pass che deve venire da te.
Questa direzione opposta, però, secondo gli analisti non porta a niente di buono nel lungo corso:
«Quando uno si fa i suoi calcoli, Game Pass probabilmente sta garantendo il triplo delle entrate che ora come ora genera Switch Online – ed è plausibile che si stia avvicinando a quanto fa PlayStation Plus, perché ha un prezzo più alto.Tuttavia, Microsoft sta dando troppo per generare quelle entrate e non sembra un modello di business sostenibile nel lungo termine».
Il punto degli analisti, quindi, è che la strategia di Microsoft sia troppo costosa, anche rispetto alle entrate che porta, perché è molto dispendioso riuscire a garantire un ricambio così ricco di giochi su Game Pass – first-party del day-one compresi.
E Nintendo Switch Online?
In merito al servizio in abbonamento Nintendo Switch Online, secondo gli analisti una sua grande trovata è quella di includere dei DLC come parte del suo Pacchetto Aggiuntivo.
«Il servizio online di Nintendo include dei contenuti extra per Mario Kart 8 e per Animal Crossing: New Horizons» riflettono gli analisti. «Sono giochi che hanno venduto rispettivamente 48 milioni e 40 milioni di unità, a prezzo pieno. In poche parole, questi due giochi hanno generato più entrate di un anno di Game Pass».
Il punto, sottolineano gli analisti (thanks, WCCFtech), è che Switch Online fungerebbe da business extra rispetto a quello della vendita di giochi e console, mentre Game Pass sarebbe in qualche modo un'alternativa a sé, una di affiancamento (e quasi sostituzione) e non di sovrapposizione:
«Il punto è che i servizi in abbonamento sembrano funzionare bene come proposta di valore aggiunto. Nintendo lo ha mostrato con Nintendo Switch Online.Ci sono decine di milioni di giocatori che pagheranno più di $60 per un gioco e per un servizio online economico e mediocre. Portare questa cosa al livello di Game Pass richiede non solo una spesa notevolmente più significativa, ma ti impone di lasciare andare un flusso di entrate stabilito».
Flusso che, in questo caso, sarebbe quello delle vendite tradizionali dei giochi al loro prezzo di listino. Meglio, per gli analisti in questione, un servizio in abbonamento che dia qualcosina a un prezzo economico portando comunque entrate costanti e non azzoppando le vendite dei giochi, che uno che offre tantissimo a un prezzo più alto, ma frena il consumatore dal comprare la copia di un gioco.
È sicuramente una riflessione interessante, anche se c'è da tenere in conto la potenza di fuoco di Microsoft, che sapeva dei costi alti per sostenere questo modello, ma che punta a raggiungere un numero di abbonati nell'ordine dei miliardi. Se, insomma, riuscirà a stabilizzare quanto ha bisogno di spendere per mantenere una buona offerta e un buon ricambio in Game Pass, il numero crescente di abbonati sposterà la bilancia in suo favore: le spese potrebbero stabilizzarsi e le entrate continuare a crescere.
E, in tutto questo, il suo cloud sembra qui per restare – quindi sarà interessante scoprire se e come sarà presente sul mercato tra dieci o quindici anni il modello di business basato sulla vendita della console e del singolo software. E se e come sarà presente il modello in cloud in abbonamento.