Sta facendo molto discutere il caso di un 14enne denunciato da Epic Games
a causa del suo utilizzo, non sappiamo quanto consapevole, di cheat in Fortnite Battle Royale.Avevamo già riportato dell’intenzione di Epic di portare i cheater in tribunale anziché semplicemente bannarli, decisione che aveva portato ad un cambio della EULA da accettare prima di accedere al gioco.In particolare, la casa del North Carolina si è scagliata contro i servizi che permettono di avere un vantaggio competitivo tramite gli aimbot, sottoscrivibili pagando un canone mensile tra i 5 e i 15 dollari.La cosa non è andata molto a genio alla madre del 14enne di cui sopra, che ha scritto alla corte che dovrà giudicare il figlio spiegando che questi viene utilizzato soltanto come “capro espiatorio” perché lo sviluppatore non riesce a colpire le compagnie che forniscono quei servizi.Inoltre, la madre ha aggiunto che Epic ha violato le leggi del Delaware rivelando l’identità di un minore pubblicamente, che il figlio non ha partecipato alla creazione o alla modifica del software per il cheat e che lei stessa – come sarebbe invece d’uopo – non ha firmato i termini di servizio del gioco.Sul primo punto, osserva Kotaku
, probabilmente lo studio di Tim Sweeney non aveva idea dell’età dell’utente, avendo intrapreso azioni legali a pioggia anziché valutare caso per caso.In una nota fornita al portale americano, Epic ha commentato che questo tipo di citazione in giudizio è dovuta ad un video su YouTube che ha spiegato e promosso l’utilizzo di trucchi su Fortnite Battle Royale.“In queste circostanze, la legge richiede che intentiamo causa oppure lasciamo decadere il diritto d’autore”, è la posizione della software house. “Epic non apprezza il continuo cheating o la violazione del copyright di chiunque a qualunque età”.Vi aggiorneremo sugli sviluppi della causa non appena ve ne saranno.