Tralasciando il risultato finale, non esattamente all’altezza delle aspettative, una delle caratteristiche maggiormente pubblicizzate da Electronic Arts durante la promozione di Medal of Honor: Warfighter è stata sicuramente la presenza di consulenti militari provenienti dalle Forze Speciali USA, il cui contributo avrebbe dovuto rendere più personale e realistica l’esperienza della campagna single-player del titolo sviluppato da Danger Close.Tra i consulenti ingaggiati avrebbe potuto esserci anche il famigerato Operatore che ha materialmente terminato l’esistenza di Osama Bin Laden durante il famoso raid di Abbottabad, ma così non è stato.Secondo un lungo dossier pubblicato online dall’Esquire, nell’Aprile 2012 lo zio dell’operatore, ormai ritirato dal servizio, avrebbe contattato Electronic Arts per proporre un’intervista con il carnefice di Bin Laden, ma gli è stato risposto che lo studio era già “pieno” di consulenti, circa 30 tra soldati ritirati e ancora in servizio attivo.A proposito di questi ultimi, vi ricordiamo che sette membri dei Navy SEALs in servizio attivo sono stati puniti per aver condiviso informazioni classificate come parte delle loro “consulenze”, praticamente stroncandone qualsiasi possibilità di avanzamento della carriera.In ogni caso, rimane dubbio quanto di positivo avrebbe portato una simile collaborazione nella vita civile dell’ex soldato, che non sembra aver ricevuto grande supporto dal governo per cui ha militato, una volta dimesso.Come se il Vietnam non avesse già dato una lezione in merito all’assistenza (o alla mancanza di assistenza) ai reduci.