Lo sviluppo di Dying Light 2 sarebbe “un caos totale”, stando a fonti interne a Techland interpellate dal portale polacco Polskigamedev.pl.
L’articolo realizzato dal sito europeo è nella lingua locale ed è stato tradotto da un utente Twitter e ripubblicato poi su ResetEra, ma in assenza di una verifica sulla traduzione bisognerà trattarlo ancora di più con le pinze.
Il gioco era stato spostato dalla sua finestra di lancio originale della primavera 2020 per ragioni non specificate, che potremmo ora addurre alla condizione precaria del suo sviluppo.
Come riferito dalla traduzione dell’articolo, il team della leadership – incluso il veterano Chris Avellone – non avrebbe idea di cosa stia facendo e starebbe forzando gli sviluppatori fino alle 21:00-22:00 circa.
Il team della pre-produzione sarebbe stato in particolare insultato a più riprese, mentre ci sarebbe una mancanza di organizzazione ai piani alti che si sarebbe ritorta sul lavoro della software house polacca.
Non si saprebbe se i bug trovati verranno risolti entro l’anno e non ci sarebbe neppure una “vertical slice”, una demo da presentare alla stampa e ai giocatori.
Il morale sarebbe di conseguenza ai minimi storici, specialmente perché non si vedrebbe mai la fine del ciclo di sviluppo: le guide creative cambierebbero continuamente idea anche a consegne di determinati team completate, e questo – dopo periodi di lavoro molto intensi – starebbe scoraggiando tutti.
Il turnover nel team sarebbe pertanto ai massimi livelli: il 15% della squadra lascerebbe il proprio ruolo ogni anno, sebbene spesso per altri progetti interni a Techland, ma viene riferito come già 50 persone avrebbero lasciato la compagnia del tutto per via dell’atmosfera tossica e la cattiva gestione.
Non sarebbe quindi un caso che dal rinvio in poi si stia puntando molto sul primo Dying Light, con aggiornamenti che hanno ripreso ad arrivare a spron battuto e sono pianificati persino per tutta l’estate.