Dipendenti Blizzard in sciopero, Activision si scusa (e "ripulisce" WoW)

Le ultime sul caso Activision Blizzard, tra scioperi e lettere aperte

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a cura di Paolo Sirio

I dipendenti di Blizzard hanno deciso di manifestare il proprio disappunto con un "walkout", uno sciopero, dalle postazioni di lavoro.

La decisione del team di sviluppo dietro giochi come Diablo III è arrivata in seguito alla risposta delle compagnie alla denuncia dello Stato della California circa molestie e ambiente di lavoro tossico.

In quell'occasione, tutto quello che aveva saputo replicare la compagnia è stata un'accusa vaga nei confronti dello Stato della California, reo di allontanare i colossi del tech dall'area con questi comportamenti aggressivi.

Il tutto mentre lo studio lavora alla prima ondata di giochi next-gen, incluso Diablo IV, in un clima nient'affatto positivo ulteriormente intorbidito dalla scarsa attenzione della dirigenza per il remaster di Warcraft III.

Oltre 2600 dipendenti attuali e passati di Activision Blizzard hanno aderito ad una protesta nei confronti della replica pubblica dell'azienda alle accuse dello Stato della California.

Secondo le stime di Polygon, almeno 1600 dipendenti sarebbero ancora a libro paga della compagnia, mentre 400 non lo sarebbero più da qualche tempo.

È bene notare come Mike Morhaime, tra i fondatori di Blizzard che ha da poco lasciato, e Chris Metzen (co-creatore di Diablo) abbiano espresso disappunto e si sono scusati a mezzo social per come hanno gestito la cosa durante la loro permanenza.

Lo sciopero si terrà mercoledì durante l'orario lavorativo, come spiegato in una lettera aperta in cui veniva espresso dagli impiegati che «crediamo che i nostri valori come dipendenti non siano riflessi con accuratezza nelle parole e nelle azioni della nostra leadership».

#ActiBlizzWalkout sta spopolando sui social, con - tra  gli altri - Cory Barlog (creative director di God of War) che sta sostenendo la causa su Twitter.

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«Come attuali dipendenti di Activision Blizzard, terremo un walkout per chiedere al team dirigenziale esecutivo di lavorare con noi sulle seguenti richieste», ha aggiunto la lettera, prima di elencare quattro punti.

  • fine delle clausole di arbitrariato obbligatorio nei contratti di tutti i dipendenti, che proteggono chi abusa e limita la possibilità di rispondere delle vittime
  • l'adozione di nuove pratiche di reclutamento, colloqui, assunzioni e promozioni
  • pubblicazione dei dati sulle compensazioni relative, sulle promozioni e sui range dei salari di tutti i generi e di tutte le etnie
  • dare il via ad una task force per la diversità, l'equità e l'inclusione

Dopo la lettera aperta, Bobby Kotick - CEO di Activision Blizzard - ha replicato internamente per scusarsi della risposta «stonata» alla denuncia dello Stato della California.

«Voglio riconoscere e ringraziare tutti quelli che si sono fatti avanti nel passato e negli ultimi giorni. Apprezzo così tanto il vostro coraggio. Ogni voce conta - e faremo un lavoro migliore nell'ascoltare oggi e in futuro», ha spiegato Kotick, ammettendo che è stata una «settimana difficile e sconvolgente».

Tra i punti salienti della lettera, il dirigente ha comunicato che «non c'è posto in qualunque luogo nella nostra compagnia per la discriminazione, per le molestie o per un trattamento iniquo di alcun tipo. Faremo tutto il possibile per assicurarci che insieme miglioriamo e costruiamo il tipo di posto di lavoro inclusivo che è essenziale per incoraggiare la creatività e l'ispirazione».

Kotick ha elencato alcuni punti che saranno implementati subito come risposte ai problemi dell'azienda, tra cui:

  • WilmerHale - uno studio legale esterno - condurrà una revisione delle policy e procedure 
  • l'istituzione di una email e di un numero di telefono apposito cui rivolgersi in via confidenziale in caso si volessero segnalare abusi
  • l'aggiunta di staff senior ai due team diversi di supporto ai dipendenti
  • spazi sicuri moderati da terze parti in cui si potranno condividere consigli per migliorare e sfogarsi
  • cambi al personale, con una valutazione immediata dei manager e dei leader per giudicarne l'integrità
  • revisione delle pratiche di assunzione, per valorizzare la diversità
  • cambi nei giochi per ritoccare i contenuti in-game ritenuti inopportuni

Quest'ultimo punto è già stato avviato, con la rimozione dei riferimenti da World of Warcraft (non esplicita ma scovata dai giocatori) di un dipendente coinvolto nella denuncia.

Si tratta di Alex Afrasiabi, che ha lavorato in Blizzard dal 2004 al 2020 come senior creative director ed è menzionato come molestatore seriale nella denuncia dello Stato della California.

In una nota attribuita allo sviluppatore di WoW, leggiamo che «i giorni scorsi sono stati un momento di riflessione per il team di World of Warcraft, passati in conversazione e contemplazione, pieni di tristezza, dolore e rabbia, ma anche di speranza e decisione».

Lo studio si dice consapevole che ci vorranno «settimane e mesi» prima di riguadagnare la fiducia dei giocatori, ma che nel mentre prenderà decisioni forti per voltare pagina.

La situazione è insomma tutto fuorché tranquilla in quel di Irvine, sebbene i primi passi siano stati intrapresi per farla rientrare nei ranghi.

Activision aveva peraltro previsto da poco l'integrazione di un nuovo studio, la storica Vicarious Visions, in Blizzard.

Il team è ora impegnato nel remaster di Diablo II Resurrected, con la speranza che venga supportato meglio di quanto capitato con Warcraft III Reforged.

In rampa di lancio per la serie anche il discusso Diablo Immortal, già finito nell'occhio del ciclone per via della sua uscita mobile.

Fonti 1 | 2 | 3

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