Diede il suo gioco in esclusiva a PlayStation ma è stato chiuso, ora director rivuole l'IP

A volte concedere i giochi in esclusiva ha un lato negativo: non hai controllo di quel che sarà fatto della tua proprietà intellettuale.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Concedere un gioco in esclusiva può avere i suoi vantaggi ma anche i suoi svantaggi. Lo ha imparato a sue spese anche Dylan Cuthbert, che nel corso di una intervista concessa IGN Japan ha discusso dell'esperienza del suo gioco sotto l'egida di PlayStation, con la risposta del mercato che non fu purtroppo abbastanza fortunata.

Il gioco in questione è The Tomorrow Children e, come ricorderete, arrivò sul mercato nel 2016 per PlayStation 4. Il titolo aveva una struttura multiplayer che diceva di volersi ispirare alle atmosfere sovietiche e che per alcuni rimandava un po' alle meccaniche di Animal Crossing e di Death Stranding.

Tuttavia, per rimanere online The Tomorrow Children aveva ovviamente bisogno di server su cui girare. Dal momento che dopo un anno Sony decise di chiuderli, visti i costi che comportavano rispetto al successo o non successo di pubblico avuto dal gioco, possiamo dire che The Tomorrow Children sia andato in archivio dopo un anno di vita.

Per questo motivo, cinque anni dopo, il director non ci sta e in occasione del compleanno del gioco ha dichiarato di voler trovare il modo di riprendersi l'IP, così da lanciare nuovamente The Tomorrow Children, anche se non sa ancora come:

Purtroppo, ora come ora la proprietà intellettuale è in mano a Sony. Continuerò a provare a riprendermela e, se dovessi riuscirci, allora penserò assolutamente a dei modi per rilanciare il gioco, anche se senza un server. Furono i costi dei server a portare alla sua chiusura, se non ci fosse stato bisogno dei server magari il gioco sarebbe ancora aperto e le persone potrebbero continuare a giocarci, no?

Certo, viene da domandarsi come rendere il gioco fruibile, essendo online, senza appoggiarsi a dei server.

Mentre ne discuteva con IGN Japan, Cuthbert stava giocando a un build per sviluppatori, che lo ha portato anche a riflettere su quanto sia triste aver dedicato sforzi, tempo e ingegno a un gioco che ora è disponibile solo in questa forma – in una versione privata per sviluppatori.

«Non mi piace avere un gioco che è sparito nel nulla, che le persone non possono giocare, soprattutto quando è carino e interessante come The Tomorrow Children».

Sicuramente, però, la via per provare a riottenere i diritti sarà tutt'altro che facile e al momento non c'è nessuna certezza:

Speriamo che, a un certo punto in futuro, magari possiamo riuscire a riavere la proprietà intellettuale e lavorare a quello che faremo da lì in poi. Ora come ora non sappiamo ancora nulla.

Il problema della conservazione dei videogiochi ritenuti in qualche modo obsoleti dal mercato è uno importante se si guarda al videogame come mezzo di comunicazione e oggetto culturale: se i videogiochi che si poggiano a server che vengono chiusi, o a piattaforme che diventano inaccessibili, non sono più recuperabili, significa che stiamo costruendo un medium che perderà per strada parte della sua storia, dal momento che non è possibile far vivere alle future generazioni l'interazione – elemento peculiare del gaming – sulle opere obsolete.

Discutemmo di questa problematica anche con Andrea Dresseno dell'Archivio Videoludico in questo articolo dedicato, soprattutto quando emerse la volontà di Sony di lasciarsi alle spalle PlayStation 3, PSP e PlayStation Vita, poi ritrattata.

Se volete mettere le mani sui giochi di vecchia generazione di casa Sony, vi raccomandiamo di portare a casa PlayStation 4!
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