Diablo II Resurrected non è supportato dal creatore del gioco originale, come confermato da David Brevik in persona sui social.
Brevik ha lasciato da tempo Blizzard e i recenti fatti che hanno visto coinvolto lo studio di Overwatch lo hanno convinto ad esporsi al riguardo nelle ultime ore.
Resurrected è ormai in rampa di lancio e lo abbiamo provato anche noi di SpazioGames, per raccontarvi come se la stia cavando al di là dei gravi accadimenti nell'etichetta di Irvine.
Allo stesso modo vi abbiamo raccontato questi gravi accadimenti e le conseguenze che hanno avuto, altrettanto gravi, sulle persone che lavorano o lavoravano presso Blizzard.
Sorry, but I'm not supporting Blizzard right now -- including anything D2R related. I will not be buying or streaming D2R and my interactions/questions about D2R will be very limited. https://t.co/J2WhoJNEAh
— David Brevik (@davidbrevik) August 30, 2021
A tal proposito, la posizione di Brevik è molto chiara, ed è volta a prendere le distanze dal recupero della sua creatura.
Il co-fondatore e presidente della compagnia poi diventata Blizzard North ha spiegato che non intende dare visibilità al progetto per via della disastrosa condotta della casa madre.
«Mi spiace, ma non supporto Blizzard in questo momento - inclusa qualunque cosa collegata a Diablo II Resurrected», ha spiegato (via ResetEra).
«Non comprerò né trasmetterò D2R, e le mie interazioni/domande su D2R saranno molto limitate», è stata la sua chiusa, in un messaggio di risposta ad un fan che chiedeva la sua posizione in merito.
In una serie di cinguettii del giorno precedente, Brevik aveva puntualizzato che «questa non era la cultura in Blizzard North», ovvero il team in cui è nato Diablo.
C'era stato «solo un incidente e ho licenziato subito l'istigatore. Si trattava del mio migliore amico di 10+ anni, ma non importava».
Dopo aver commentato di essere «furioso» nel sentire ciò che accadeva in Blizzard, ha colto l'occasione per esprimere il desiderio che «questo diventi una forza per il cambiamento, non solo in Blizzard, ma in tutta l'industria».
E, del resto, che questo genere di problema non si limiti allo studio di Overwatch è cosa nota: Ubisoft è soltanto uno dei tanti nomi che sono finiti invischiati in vicende simili di violenze e soprusi nell'ambito lavorativo.
Nel caso non aveste seguito, lo sviluppatore californiano è finito nella bufera per via di una denuncia dello stato americano legata proprio a condotte inqualificabili all'interno della software house.
Questo ha portato ad un taglio netto dei vertici di Blizzard, ora ristrutturata di conseguenza, e all'avvio di un percorso per il suo risanamento, che ovviamente dovrà essere valutato nel tempo.
Se desiderate un laptop da gaming di fascia alta, vi consigliamo di approfittare di questa ottima offerta che vi farà risparmiare ben 200 euro rispetto al prezzo di listino.