Ninja Theory
, lo sviluppatore di Heavenly Sword, Enslaved e del prossimo reboot DmC Devil May Cry di Capcom ha dichiarato che non ha intenzione di realizzare un titolo in stile nipponico e non si scuserà con i fan per le proprie scelte.Parlando in un’intervista con OXM, il direttore creativo di Ninja Theory
Tameem Antoniades e Alex Jones di Capcom hanno fatto alcune riflessioni sulla reazione dei fan per quanto riguarda la versione ridisegnata di Dante.Secondo Antoniades la polemica che vi è nata è il risultato di diverse aspettative circostanti giochi occidentali. Jones ha anche sottolineato come ci sia una distinzione tra il modo in cui vengono progettati i personaggi in Giappone e in Occidente.“Lo stile giapponese tende a coinvolgere personaggi dando loro un look fresco per il gusto di renderli cool e basta, aggiungendo accessori strani, pettinature folli e colori improbabili, stivali da cowboy e così via semplicemente perché quell’aspetto da vedere risulta molto cool. Noi occidentali tendiamo a creare le cose aggiungendo più funzionalità che abbiano un significato e delle quali si possa spiegarne il senso. Perché Dante ha i capelli bianchi? Voglio creare una piccola storia attorno a quell’aspetto e spiegarlo, non farglieli bianchi tanto per. E così via per il resto delle scelte di design. Abbiamo fatto un esperimento mentale [suggerito da un ex dirigente Capcom, Keiji Inafune], che ci ha detto.. ‘Immaginate questo gioco come un film contemporaneo. A che cosa assomiglia? Che cosa sembra Dante?’ E siamo partiti da quest’idea per il reboot.”Mentre gli aspetti più giapponesi del gioco non sono stati completamente abbandonati, il titolo avrà un sapore più occidentale, grazie alle influenze di Ninja Theory.“Non abbiamo tanto abolito qualsiasi aspetto giapponese della serie. Siamo invece partiti dalle fondamenta essenziali del franchise per ricostruirlo dandogli un aspetto diverso. Siamo cresciuti con film, fumetti, musica e cultura generale statunitense ed europea. Siamo questi e la nostra creatività viene influenzata dalla nostra cultura, non faremo finta quindi di essere giapponesi e non chiederemo scusa per le nostre scelte.”