Capcom sta sperimentando l'IA generativa nei videogiochi

Capcom sta sperimentando l'IA generativa per aiutare a generare le centinaia di migliaia di idee necessarie per lo sviluppo dei giochi.

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Capcom starebbe sperimentando l'introduzione di nuove tecnologie, tra cui l'intelligenza artificiale generativa, per far fronte all'aumento dei costi e delle ore di lavoro necessarie per lo sviluppo dei giochi.

In una recente intervista con Google Cloud Japan (via Automaton-Media), Kazuki Abe, direttore tecnico di Capcom, ha fornito alcuni esempi specifici di ciò che questo comporta.

In base alle sue spiegazioni, non sembra che Capcom stia cercando di utilizzare l'IA per generare qualcosa direttamente collegato al gameplay, alle storie o al design dei personaggi. 

Secondo Abe, una delle parti più lunghe e laboriose dello sviluppo di un gioco - come ad esempio un Resident Evil, che trovate anche su Amazon - è l'ideazione delle “centinaia di migliaia di idee uniche” necessarie per creare l'ambiente di gioco.

Per esempio, se si vuole inserire un televisore all'interno del gioco, non si può semplicemente utilizzare un prodotto esistente così com'è, ma bisogna pensare a un design immaginario del televisore da zero, includendo il logo del produttore e tutto il resto dell'oggetto. 

Ma non si tratta solo di televisori, visto che ci sarebbero migliaia o addirittura decine di migliaia di oggetti di questo tipo per ogni gioco, e gli sviluppatori devono presentare più proposte per ciascuno di essi.

La notizia che Capcom stia sperimentando l’introduzione dell’intelligenza artificiale generativa per ridurre tempi e costi di sviluppo solleva riflessioni interessanti, ma secondo me anche qualche perplessità.

In un’industria in cui la creatività è da sempre il motore centrale, la prospettiva di affidare parte del processo a un’IA non può che stimolare un dibattito profondo. Abe ha sottolineato che l’utilizzo dell’IA non riguarda direttamente il gameplay, le storie o i personaggi.

Ec è qui che l’IA entra in scena. Non per sostituire, bensì per "aiutare". Almeno questa è la versione ufficiale. Capcom immagina un sistema che generi idee di base per oggetti comuni – televisori, orologi, mobili – permettendo agli artisti di concentrarsi su elementi più complessi o caratterizzanti.

In teoria, sembra ragionevole. Ma in pratica? È un equilibrio precario tra efficienza e rischio di standardizzazione.

Perché se è vero che un oggetto come un televisore potrebbe sembrare banale, è altrettanto vero che proprio questi dettagli costruiscono l’identità di un mondo virtuale. Un’IA sarà davvero capace di replicare il “tocco umano”?

C’è poi un’altra questione: cosa resta del mestiere di sviluppatore se demandiamo progressivamente tutto ciò che è “noioso” a un’intelligenza artificiale? La creatività non è solo l’idea brillante, ma anche il processo, spesso faticoso, di realizzazione. 

Sull'argomento IA e videogioco ha in ogni caso scritto un bello speciale il nostro Domenico, qualche giorno fa: lo trovate qui.

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