Bungie parla meno con la community perché non ne può più delle minacce di morte

Bungie, recentemente acquisita da PlayStation e autrice di Destiny, ha cambiato strategia comunicativa a causa dell'odio social.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Bungie è una compagnia che da molto tempo si è abituata ad avere contatti diretti costanti con la sua community, come dimostra il fatto che il community manager DMG fosse particolarmente attivo su diverse piattaforme. Tuttavia, probabilmente di recente avrete notato un silenzio più palese, con meno interazioni e meno comunicazioni su cosa stesse bollendo in pentola.

Il motivo, purtroppo, è particolarmente serio, come riportato da Forbes: Bungie ha deciso di interagire meno con la sua community perché si è stancata delle minacce che il suo team riceveva su base costante.

Su Reddit, dove era molto attiva, Bungie ha spiegato ai fan che si domandavano il perché dei suoi silenzi che la decisione presa non è da intendersi come una sorta di "punizione" nei confronti della community. È, anzi, un modo di tenere al sicuro le persone.

Come spiegato da DMG nel suo post – che in questo momento sta vivendo a sua volta una pausa – lui stesso è stato bombardato da molestie continue legate al fatto di essere community manager di Bungie, che sono arrivate anche a coinvolgere la sua famiglia.

Bungie si è anche mossa per via legali contro un giocatore che aveva fatto sapere a DMG che si sarebbe trasferito vicino a lui e che per questo non sarebbe stato più «al sicuro».

La situazione, racconta il community manager, è diventata a larghi tratti «insostenibile», non tanto per le sole lamentele di giocatori aggressivi in merito a problemi scovati nel gioco, ma per minacce vere e proprie come quella citata.

In virtù di questi atteggiamenti, come sempre, ci perdono tutti: qualcuno, ad esempio, aveva bombardato di messaggi e insulti Kevin Yanes, sandbox lead del team, per una esotica che non sarebbe tornata in Destiny 2 (trovate su Instant Gaming La Regina dei Sussurri).

Probabilmente, a causa di questo non ci saranno informazioni dettagliate in anticipo su cosa arriverà in futuro tramite i canali social e i post Reddit degli autori: i contenuti arriveranno e basta, senza anticipazioni né contatti diretti con chi li ha resi reali. Il che era una delle poche cose belle dei social network – il contatto diretto con quelle figure "eroiche" che immaginavamo da bambini creare i nostri videogiochi preferiti.

Purtroppo è solo l'ennesima prova di un comportamento tutto sbagliato e di una Rete dove è difficile far assumere le responsabilità agli individui per il loro odio. Ricorderete la sviluppatrice di Sony Santa Monica molestata via messaggi privati con foto esplicite, o Ron Gilbert che aveva deciso di chiudere i commenti sul suo blog dopo alcune reazioni con insulti personali a Return to Monkey Island.

O, notizia di pochi giorni fa, la testimonianza esausta di un artista di Ubisoft che definiva come praticamente terrificante il momento del lancio di un gioco, proprio a causa del vagone di odio social che si tira puntualmente dietro, qualsiasi cosa si faccia o non faccia.

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