Susan O’Connor, autrice di Bioshock Infinite
– e penna che ha collaborato anche a Tomb Raider
e Far Cry 2 – si è detta non soddisfatta e quasi frustrata dal lavoro svolto per il mondo dei videogiochi, ritenendo che quest’industria con consenta alle storie di essere emozionanti, piene ed intense come sarebbero in altri media.La O’Connor
ha esposto il suo punto di vista nel corso di una intervista, dove ha esordito spiegando che, nei videogame, la sceneggiatura può essere talmente semplice – in alcuni casi – che si accetterebbe anche di avere semplicemente una cosa del tipo “ecco un tizio: ora vai e sparagli.” Ovviamente, questo non è il genere di sceneggiatura che a lei interessa produrre, ma la O’Connor ritiene che il mondo dei videogame debba ancora fare passi da gigante per quanto riguarda la narrativa, e non sembra affatto interessata a dare nuovamente il suo contributo affinché ciò avvenga.“Non voglio sopportare nuovamente questo schifo” sono le sue parole, “sono felice per il successo che ho avuto, ma non avrei la possibilità di creare qualcosa che possa avere l’impatto emozionale che una storia avrebbe negli altri media [lavorando con i videogame, ndr], non almeno prima che siano passati altri cinque o forse dieci anni. Adoro le storie, mi è solo capitato per caso di finire a lavorare con i giochi. Ho imparato chi sono come autrice, e penso che il mio talento e le mie abilità sarebbero utilizzati molto meglio in altri ambiti.”Parole decisamente al vetriolo, quelle di Susan O’Connor
. Siete d’accordo con lei? Una sceneggiatura all’interno di un videogame ha necessariamente un impatto emozionale inferiore a quella di un film?