Continua a rivelarsi particolarmente complicato lo sviluppo del remake di Prince of Persia Le Sabbie del Tempo, che adesso deve fare i conti con una nuova ondata di licenziamenti a sorpresa.
La saga del principe ha visto una vera e propria accelerata da parte di Ubisoft, grazie al lancio di The Lost Crown (che trovate su Amazon) e di The Rogue Prince of Persia in accesso anticipato su Steam.
È chiaro però che il "fiore all'occhiello" di questa rinascita dovrà essere il remake de Le Sabbie del Tempo, tornato — per modo di dire — nel corso dell'Ubisoft Forward con uscita prevista per il 2026.
Per confermare le buone intenzioni e che i lavori procedono al meglio, a inizio giugno era stato annunciato anche l'ingresso di Ubisoft Toronto a supporto. Oggi, dopo neanche un mese da quell'annuncio, lo studio si ritrova ad affrontare un'ondata di licenziamenti inaspettata.
Come riportato da PC Gamer, Ubisoft ha confermato di aver licenziato 33 dipendenti dallo studio di Toronto, con una mossa che appare probabilmente collegate alle decisioni prese dalla sussidiaria Gameloft Toronto.
Il publisher sottolinea che questo non causerà alcun tipo di ritardi, ma che anzi si tratterebbe di una decisione presa proprio per garantire che i tempi in questione vengano rispettati, pur garantendo tutto il supporto necessario ai dipendenti lasciati a casa per una transizione meno dolorosa possibile.
Una scelta che francamente ci lascia interdetti e non può che stupire: di solito non si licenzia una buona parte di un team di sviluppo dopo nemmeno un mese che gli viene assegnato al lavoro, soprattutto se quello stesso studio sta attualmente lavorando anche al misterioso remake di Splinter Cell.
Ci si aspetterebbe dunque più assunzioni per garantire che questi progetti vengano alla luce nel miglior modo possibile e senza ritardi, non licenziamenti.
Invece ci ritroviamo ancora una volta a scrivere sulle nostre pagine di un trend che sembra non avere alcuna intenzione di fermarsi.
E non deve stupirci, dunque, se la maggior parte degli sviluppatori ritiene l'industria videoludica attualmente insostenibile.