Non è da ieri che Nintendo rappresenta un universo tutto suo all'interno del mondo dei videogiochi. La compagnia di Kyoto, che nel 2017 ha dato i natali all'idea di grande successo di Nintendo Switch, si è sempre più distinta in tempi recenti per la sua capacità di proporsi con un ecosistema tutto suo da offrire ai videogiocatori, dove a regnare sono le unicità (o la Nintendo Difference, se preferite) e la capacità di guardare – e farsi guardare – da un pubblico anagraficamente eterogeneo.
Anche per questo, era molto solleticante il diffondersi di indiscrezioni che parlavano dell'arrivo di un modello "Pro" di Nintendo Switch, di un matrimonio di Nintendo con la filosofia delle console di "mezza generazione": quando le voci vengono anticipate da un utente casuale su Twitter è un conto, quando però a svelarle e ad allinearsi sono diverse fonti internazionali, tra cui alcune delle più autorevoli e note testate internazionali (pensate a Bloomberg, ma anche a Nikkei), è evidente che ci sia qualcosa di vero.
E, in effetti, qualcosa di vero c'era. La nuova Nintendo Switch esisteva e praticamente tutte le anticipazioni sono state confermate, a dispetto di una: il potenziamento hardware votato all'aggiungere muscoli. In continuità con il passato, Nintendo ha votato sul diversificare la proposta senza per questo rischiare di rendere obsoleti i modelli precedenti venduti al suo pubblico giocante. Perché? Perché, evidentemente, squadra che vince non si cambia. O, perlomeno, non si cambia ora.
Parola d'ordine: diversificazione dell'offerta
Orientarsi nel mondo dei rumor è, insomma, molto semplice: quando diverse grandi fonti iniziano ad allinearsi, significa che è perché qualcosa sta bollendo in pentola. Anche in virtù di questo alcuni consumatori si sono mostrati abbastanza tiepidi (usiamo un eufemismo) dopo l'annuncio di Nintendo Switch modello OLED, dando per scontato che le indiscrezioni captate nell'arco dei mesi dai report internazionali fossero da considerarsi come certezze.
Così non è stato, almeno non in merito a un aumento di forza bruta per favorire performance più agili ai giochi Switch del futuro. Si tratta, però, di una scelta estremamente coerente con il passato di Nintendo, che ha dimostrato nel corso della sua longeva storia di guardare in casa sua, più che in quella d'altri, per avere un modello di riferimento.
Possiamo dire che la scelta sia stata quella di proporre una nuova variante che potesse sia dare una rinfrescata alla line-up, sia fare in modo che i vecchi modelli non suonassero obsoleti alle orecchie dei consumatori.
Nintendo non è nuova alla diversificazione: senza nemmeno andare a scavare in tempi troppo remoti, pensiamo a come si sia mossa la filosofia di DS, passata per DSi, spostatasi poi su 3DS che ha avuto il suo milione di variazioni, che fossero XL, che fossero 2DS, che fossero poi a loro volta Lite. Dopo, come sappiamo, fu la volta di New Nintendo 3DS e, probabilmente, di un banco su cui Nintendo ha appreso una lezione che sembra aver tenuto a mente con Switch.
Il fronte confuso di New 3DS e le scelte di Switch
Dopo aver rivisto in lungo e il largo il design, la leggerezza e le caratteristiche del 3D della sua console, era il 2014 quando Nintendo lanciò per la prima volta sul mercato New Nintendo 3DS, seguita anche da un modello XL. Al di là dei miglioramenti proprio alle tecnologie che le davano nome e dell'aggiunta del nuovo C-Stick, a colpire furono soprattutto i passi in avanti lato hardware, che permettevano migliori performance per i giochi.
Questo, però, creò anche una frammentazione: venne spiegato che «alcuni» giochi sarebbero stati possibili solo su New 3DS (come Xenoblade Chronicles 3D), di fatto azzoppando i possessori delle versioni precedenti della console e in qualche modo spingendoli verso la nuova. Una mossa che non riuscì a premiare pienamente le nuove caratteristiche della scheda tecnica: i giochi per New 3DS incapaci di girare su 3DS si contarono sulle dita di un mano e, in sintesi, in pochissimi volevano rinunciare alla base installata dell'intera famiglia di console per accasarsi solo sulla nuova nata.
È probabilmente proprio dalla forza della base installata di Switch che Nintendo ha deciso di orientarsi più su un aggiornamento con migliorie alla quality of life, che non al cuore pulsante della sua console ibrida. I videogiochi per la piattaforma della casa di Kyoto devono già essere ottimizzati sia per l'uso su TV che per la fruizione in portatile e, nonostante questo doppio binario di cui tenere conto, abbiamo visto dei veri e propri miracoli tecnici venire adattati a questa macchina (pensiamo, tra tutti, a The Witcher 3 o a Doom).
Introdurre un'ulteriore carta, una Nintendo Switch Pro con capacità ancora diverse, avrebbe significato dover tenere conto in sede di sviluppo di:
- Performance su Switch Lite/modalità portatile di Switch
- Performance su Switch in modalità TV
- Performance su Switch Pro in modalità portatile
- Performance su Switch Pro in modalità TV.
L'opera di ottimizzazione sarebbe dovuta essere insomma un po' più laboriosa, per dirlo in termini spiccioli, andando a tenere conto di ulteriori varianti stabilite dai differenti hardware.
Una difficoltà che con Switch modello OLED non esiste, perché al di là della resa dello schermo e della sua generosità, e dell'introduzione di una porta LAN per il gioco online, l'esperienza di gioco è mutuata dalla sorella maggiore, senza asterischi di sorta: 1080p in modalità TV e fino a 720p in portatile.
Uniformare l'esperienza
Proprio quest'ultimo dato ci porta al concetto che abbiamo espresso in apertura a questa riflessione: Nintendo non ha nessun interesse a far suonare come obsoleti gli altri hardware della famiglia Switch.
Seguendo la differenziazione che oggi è padrona del mercato (pensiamo anche alla stessa filosofia che segue il mondo degli smartphone), ora come ora l'utente interessato al mondo Nintendo può scegliere di spendere meno per avere una piattaforma portatile, di spendere qualcosa in più per l'ibrida "tradizionale", o di investire qualche euro extra per migliorare l'esperienza online sottraendola agli umori del Wi-Fi e per un display OLED che dia il meglio di sé quando si gioca on the go.
Non c'è, in sintesi, la possibilità di spendere di più per giocare "meglio" degli altri, godendo magari di risoluzioni più alte o frame rate più prestanti – cosa che peraltro avrebbe potuto creare dei grattacapi anche in alcuni giochi competitivi online, dove la console più potente avrebbe rappresentato una discriminante.
Si è scelta, invece, la via dell'uniformità, ma variando l'offerta per assecondare palati diversi. Una decisione differente rispetto a quanto abbiamo visto con PS4 Pro e Xbox One X la scorsa generazione, che pure a loro volta – nonostante le schede tecniche avanzate rispetto alle sorelle maggiori – non rappresentavano un moto di rivoluzione per cui strapparsi i capelli.
Questo non significa, tuttavia, che non ci sarà mai una Switch Pro. Significa, però, che con ogni probabilità quando vedremo arrivare un modello potenziato di Nintendo Switch sarà per dare il la a una nuova generazione, piuttosto che per allungare il ciclo vitale di quella attuale – che continua ad avere numeri fiorenti e costanti sui mercati più importanti del mondo.
Numeri che Nintendo non ha interesse a rallentare condannando all'obsolescenza chi non dovesse passare al modello OLED-che-non-è-Pro: ci sono tre proposte nella famiglia Switch, si può scegliere quella più affine alle proprie esigenze, ma i giochi rimangono gli stessi. Per tutti.
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