Netflix che fa il Netflix dei Videogiochi® rende (ancora più?) inutile Stadia

Grazie Stadia, ma il Netflix dei videogiochi lo farà Netflix.

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Uno dei più grandi temi su cui si dibatte nel mondo videoludico è lo streaming, la ricerca del Netflix dei Videogiochi®. Ovvero di quella piattaforma che renderà la possibilità di giocare videogiochi senza comprarli singolarmente, senza neanche averli fisicamente, neanche una console oppure hardware di qualche tipo, una realtà. Doveva farlo Google Stadia, ma l’epilogo del grande esperimento del gigante di Mountain View è fallito ancor prima di cominciare.

La piattaforma della Grande G ha ancora oggi la migliore infrastruttura di streaming videoludico tra quelle presenti sul mercato al momento. Funziona più che bene anche con connessioni non eccessivamente performanti, è stata la salvezza di chiunque volesse giocare a Cyberpunk 2077 senza investire un capitale in un PC da gaming, navigando tra misteriosi siti dell’est Europa per cercare una scheda video nuova su listini prezzi che non fossero nell’iperuranio. Ma non è mai stato, neanche lontanamente, il Netflix dei Videogiochi® che aveva promesso di essere.

Oltre ad una proposta di mercato, riguardo il software, completamente sballata rispetto alla concorrenza con giochi di anni fa proposti ancora a prezzo pieno, il grande fallimento di Stadia è stato proprio nelle promesse, e conseguenti aspettative. Quella che doveva essere la piattaforma del futuro si è rivelata essere semplicemente una console per videogiochi in affitto. Poco più che un guilty pleasure per gli appassionati di tecnologia, e nient’altro.

Mentre Xbox Game Pass si avvicina a piccoli passi all’essere il Netflix dei Videogiochi®, nonostante a Phil Spencer non piaccia questo accostamento, con un servizio che ad oggi rappresenta l’offerta smaccatamente più conviene sul mercato in quanto ad abbonamenti, è notizia freschissima giunta da Bloomberg che potrebbe essere proprio Netflix a tentare il passo per diventare anche il Netflix dei Videogiochi®.

Salutiamo Stadia con la manina, lasciamola nel cassetto delle belle idee venute fuori male, e proviamo ad andare avanti.

Il Netflix dei Videogiochi® fatto proprio da Netflix

D’altronde era già un po’, da maggio circa almeno in via pubblica, che il colosso dello streaming si era detto interessato a capire come approdare nel mondo videoludico. Ed è questo il grande timore, nonché la lezione che tutti possono imparare da Stadia: i soldi non bastano.

Il mercato videoludico bisogna conoscerlo, assaggiarlo e tastarlo con mano, capire cosa funziona e cosa no. Bisogna, banalmente, essere del mestiere. Non basta assumere Jade Raymond e metterla a capo di uno studio promettendo meraviglie, dire agli sviluppatori che avranno badilate di teraflop con cui programmare, senza avere una visione chiara di cos’è il progetto a cui si sta lavorando.

Netflix farà la stessa fine? Potrebbe darsi. Torneremo magari a fine 2022 (questa la data in cui dovrebbero approdare i videogiochi sulla piattaforma) a fare questo stesso discorso cambiando l’introduzione. Magari anche Netflix fallirà e staremo ancora a chiederci chi sarà il Netflix dei Videogiochi®, se neanche Netflix ce l’avrà fatta. A quel punto, però, sapremo che questa soluzione sarà ancora molto lontana.

Un po’ come la realtà virtuale. Se neanche un titolo come Half-Life: Alyx è riuscito a smuovere gli interessi del mercato verso questa tecnologia significa che, per un altro po’ di tempo, sarà solo un vezzo per i tech-addicted e poco altro. Così come lo streaming videoludico oggi, che è appannaggio solo dei curiosi tecnologici che hanno deciso di investire al buio su Stadia.

Netflix ha dalla sua il vantaggio di aver plasmato la cultura pop negli ultimi anni. Molte delle “cose di cui si parla” vengono dal catalogo del sito. Serie TV, film, modelli di comunicazione e marketing, nonché l’algoritmo di streaming più performante per quanto riguarda i contenuti audio-video, un segreto secondo solo a quello della ricetta della Coca-Cola. Questo si traduce in una grande capacità di profilare, e quindi analizzare, il proprio pubblico. Perché è chiaro che i videogiochi su Netflix sono destinati in primis a quelli che su Netflix ci sono già.

Serviranno a dare ancora più prestigio alla piattaforma, a confermare gli abbonamenti che già ci sono e convincere quelli traballanti e dubbiosi. Chi se ne vuole andare perché non più attratto dai contenuti dalla qualità in caduta libera costante, ma che con l’ingresso nei videogiochi avranno un motivo in più per restare. Ti sei stancato di vedere la settantesima stagione di Stranger Things, o l’ennesimo film con un attore dall’ingaggio stellare ma una sceneggiatura creata con l’algoritmo? Magari vorrai giocare Red Dead Redemption 2 o Death Stranding comodamente sul letto senza spendere un soldo in più.

Netflix ha studiato il mondo dei videogiochi negli ultimi anni

Perché la grande intuizione, proveniente dal report di Bloomberg, è che il futuro listino di videogiochi in streaming sarà compreso in ogni tipo di abbonamento a Netflix.

In questo momento della progettazione non c’è nessuna considerazione su un sovrapprezzo per chi vorrà giocare anche ai videogiochi sulla piattaforma. Sempre, ovviamente, in attesa di una dichiarazione ufficiale da parte dell’azienda. Una prospettiva niente male, se tutto andrà per il verso giusto.

Riflettendo sul passato recente, questa è un’operazione che sicuramente Netflix progetta da un po’. C’è stato un grande percorso di avvicinamento al mondo videoludico, con una serie di prodotti che sono arrivati sulla piattaforma legati a franchise di videogiochi: Resident Evil Infinite Darkness, le serie di The Witcher (e un DLC dell’aggiornamento di The Witcher 3 proveniente da essa), quelle in arrivo su Cuphead ed i franchise di Ubisoft, Castlevania, uno show su Sonic, Magic: the Gathering, League of Legends e tanto altro.

Ricorderete anche le sperimentazioni come la serie interattiva Bandersnatch, lo spin-off di Black Mirror, l’adattamento televisivo di Minecraft: Story Mode di Telltale, trasformandolo sempre in una serie interattiva, e il singolo episodio interattivo di Unbreakable Kimmy Schmidt.

Netflix ha anche creato la WitcherCon in collaborazione con CD Projekt Red, a cui abbiamo assistito la scorsa settimana. Ma l’azienda ha anche prodotto dei videogiochi, come quello mobile di Stranger Things e Stranger Things 3: The Game. Prodotti ovviamente che non si possono definire lontanamente giochi dell’anno, ma che rappresentano sicuramente un avvicinamento graduale a questo mondo.

Cosa che Google non ha mai fatto prima di lanciarsi a gamba tesa con Stadia.

Siamo forse troppo positivi sulla vicenda? Sì, ma anche no

Netflix sembra quindi aver prima lavorato ai fianchi per avvicinare i videogiocatori alla sua piattaforma, iniziando poi a proporre il “linguaggio videoludico” con alcuni prodotti dedicati. Una serie di test per capire se 1) il suo pubblico è sensibile all’argomento e 2) sarebbero in grado di gestire interamente dei videogiochi.

Ci sono chiaramente delle incognite, i grandi dubbi che ogni volta ci si pone quando un nuovo servizio viene lanciato. Che videogiochi ci sarebbero? Quanti vecchi e quanti nuovi? Verranno scaricati o saranno solo in streaming? Ogni quanto ruoteranno?

C’è da dire che Netflix ha sicuramente la forza mediatica di imporsi su software house e publisher per avere eventualmente un listino di videogiochi in streaming soddisfacente. Per fare un paragone azzardato potremmo citare la serie di Super Smash Bros., che negli anni è diventata un contenitore e/o una vetrina per tanti franchise, tant’è che in Melee fu Hideo Kojima stesso a chiedere l’inserimento di Solid Snake, che arrivò poi con l’episodio successivo.

Sony potrebbe magari essere ingolosita dall’inserire alcuni suoi franchise all’interno della piattaforma, soprattutto per il target generalista a cui si rivolge. Microsoft magari un po’ meno perché si farebbe concorrenza da sola, ma potrebbe fornire una piccola selezione solo per ingolosire le persone a scoprire anche Xbox Game Pass. Scordiamoci che videogiochi Nintendo possano arrivare su Netflix (anche se mai dire mai), mentre per i publisher esterni non è difficile immaginare un grande interesse nel far arrivare i suoi prodotti ad una platea di oltre 200 milioni di utenti paganti in tutto il mondo.

Il report sulla vicenda parla di un bundle di videogiochi presi in considerazione. Si potrebbe immaginare una sorta di Netflix Gaming in cui la piattaforma toglie ed inserisce videogiochi a ritmo cadenzato, tra novità e vecchie glorie. Non sarà mai il motivo principale per cui la gente si abbonerà al servizio, perché l’utente maggioritario della piattaforma è quello che vuole vedere film e serie TV, ma sarà qualcosa per impreziosire l’offerta.

Da lì in poi dipenderà tutto dal successo, e dal funzionamento dei videogiochi in streaming di Netflix. Se funzioneranno bene, saranno accessibili a tutte le tipologie di linee, non ci sarà input lag e tutto sarà facile e preciso, il Netflix dei Videogiochi® potrebbe decollare. Se l’operazione andrà a buon fine niente vieterà all’azienda di modificare gli abbonamenti, aggiungendo pacchetti supplementari come per la pay per view ad esempio, con videogiochi sempre più recenti ed in maggiore quantità.

Se Netflix saprà giocare bene le sue carte niente vieta, in un ipotetico scenario futuro,che possa essere considerata anche per i day one dei tripla A più blasonati, almeno dei multipiattaforma. Il nuovo Assassin’s Creed di turno, o il Call of Duty, potrebbe uscire su PC, console e Netflix senza problemi.

I dubbi sono tanti, ma l’esperienza fallimentare di Google Stadia ci fa essere leggermente più fiduciosi vedendo il background, le conoscenze e il percorso di avvicinamento al mondo dei videogiochi che Netflix ha fatto finora. Nel 2022 capiremo se avremmo trovato, o staremo ancora cercando, il Netflix dei Videogiochi® definitivo.

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