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RECENSIONE CINEMA

Mortal Kombat - il film | Recensione - Quando è proprio il torneo a mancare

La battaglia per l'Outworld passa anche per il nuovo film live-action.

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Più di ogni altra serie di videogiochi mai apparsa sul mercato, Mortal Kombat ha ricevuto un numero realmente impressionante di trasposizioni transmediali, dai film alle serie TV, passando per i cartoni animati e i fumetti. Il reboot diretto da Simon McQuoid e uscito nelle sale americane e su HBO Max a fine aprile arriva nel nostro paese in prima assoluta il 30 maggio su Sky Cinema Uno alle 21.15 e in streaming su NOW.

La pellicola, difatti, è solo l'ultimo tentativo di riportare in auge - con attori in carne ed ossa - la saga di picchiaduro più sanguinosa di tutti i tempi, in grado di vivere negli ultimi anni una seconda giovinezza grazie al lavoro di Warner Bros. Interactive e NetherRealm Studios (Mortal Kombat 11 è infatti un signor beat 'em up, da qualsiasi punto di vista lo si guardi).

Facciamo però un piccolo passo indietro: il film cult del 1995 diretto da Paul W.S. Anderson (sì, proprio il regista della saga di Resident Evil con Milla Jovovich e del pessimo Monster Hunter) è da molti considerato il miglior adattamento cinematografico tratto da un videogioco. Il perché di questa definizione è piuttosto semplice: la pellicola aveva dalla sua un look anni '90 in linea con quello della saga di videogiochi creata nel 1992 da Ed Boon e John Tobias, litri di sangue a schermo, una fedeltà notevole con la controparte a 16-bit e, soprattutto, una colonna sonora in grado di restituire quel feeling unico e inimitabile tipico della saga (la traccia Techno Syndrome dei The Immortals è diventata in breve tempo il vero e unico tema musicale della serie di Mortal Kombat).

Gli anni sono trascorsi e di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia: i film sui videogiochi hanno guadagnato sempre più visibilità e attenzione da parte delle major, sebbene il livello medio delle produzioni non sembra purtroppo essersi alzato come molti invece auspicavano. Ora, dopo alcuni lungometraggi andati a segno anche e soprattutto dal punto di vista degli incassi al botteghino - come ad esempio il discreto Sonic The Hedgehog - non sorprende che a qualcuno sia venuto in mente di rispolverare una saga come quella di Mortal Kombat, specie in un momento storico in cui la voglia di andare al cinema va di pari passo a quella di provare nuove e vecchie emozioni con un pizzico di nostalgia.

La trama saccheggia l'incipit classico della serie di videogiochi, non perdendosi troppo in chiacchiere: il lottatore di MMA Cole Young (interpretato dal vero campione di arti marziali Lewis Tan) scopre che l’imperatore dell'Outworld Shang Tsung (Chin Han) ha inviato il suo miglior guerriero, Sub-Zero (Joe Taslim), a dargli la caccia. Il perché è presto detto: Cole, così come altri combattenti sparsi in giro per il mondo in possesso dello stesso marchio a forma di drago di Young, sono i prescelti per salvare la Terra dalla forze del male e per farlo saranno chiamati a prendere parte a un sanguinoso torneo di arti marziali senza esclusione di colpi noto come Mortal Kombat.

Ovviamente, Tsung e i suoi mostruosi alleati non hanno alcuna intenzione di rispettare le regole, tanto che il loro obiettivo primario sembra essere proprio quello di eliminare i campioni umani prima ancora che il torneo vero e proprio abbia inizio. Intercettato dalla coppia di agenti speciali Sonya Blade e Jax Briggs (interpretati da Jessica McNamee e Mehcad Brooks), accompagnati a loro volta dall'arrogante mercenario senza scrupoli di nome Kano (Josh Lawson), Young e il gruppo di alleati tenterà in tutti i modi di raggiungere il tempio di Lord Raiden (Tadanobu Asano) – la divinità protettrice dell'Earthrealm – iniziando così un duro allenamento in vista del torneo. Affiancati dai guerrieri Liu Kang e Kung Lao (con il volto di Ludi Lin e Max Huang), gli eroi dovranno fermare Shang Tsung e i suoi sottoposti infernali prima che sia troppo tardi.

Detta così, la storia di questo reboot sembra essere quantomeno in linea con lo spirito originale della serie di videogiochi, sebbene vi è un dettaglio che lascia perplessi più di qualunque altro: semplicemente, parliamo di un film di Mortal Kombat senza un vero torneo di arti marziali chiamato Mortal Kombat. Le due ore di durata (anche troppe, viste il contesto) sono una lunga e infinita sequela di chiacchiere, intervallate di tanto in tanto da una scazzottata più o meno fedele a quelle del videogioco. Simon McQuoid fa di tutto per omaggiare l'estetica e il ritmo della serie di videogiochi creata da Boon, dando vita a una gradevole atmosfera da film anni '90 che purtroppo inciampa su un dettaglio in particolare: il ritmo.

Al di fuori di due o tre scene davvero ben fatte, prima fra tutte la sequenza iniziale in cui Bi-Han massacra la famiglia di Hanzo Hasashi (Hiroyuki Sanada) durante un'imboscata alla periferia di un piccolo villaggio giapponese nel XVII secolo, il film di Mortal Kombat fa di tutto per piacere e farsi piacere agli appassionati storici grazie al materiale d’origine, con l'idea base di non scontentare nessuno. Purtroppo, però, è proprio questa eccessiva «compostezza» a renderlo di fatto un prodotto posticcio e fintamente nostalgico: gettare nella mischia una manciata di personaggi iconici, i costumi, le mosse e - soprattutto - le fatality, avrebbe dovuto andare di pari passo a un'impostazione meno rigida, visto che alla fine della fiera è proprio il ritmo e il modo in cui tutto è raccontato a risentirne.

La sceneggiatura di Greg Russo, oltre a prendersi fin troppo sul serio in determinati passaggi, inciampa proprio quando si tratta di raccontare in maniera semplice ed efficace una storia basata su un sanguinoso torneo di arti marziali messo in piedi per decidere il destino della Terra. La lotta del bene contro il male diventa quindi un lungo e asfissiante prologo a eventi che con molta probabilità vedremo solo nei sequel (che, a quanto pare, saranno davvero parecchi). Le scene d’azione coreografate da Chan Griffin (Shazam!Thor: Ragnarok) sono di discreta fattura, ma il loro scarso impatto emozionale ne risente: dovrete infatti aspettare l'unico, vero scontro davvero grandioso e che manderà in brodo di giuggiole i fan della saga, ossia quello tra Sub-Zero e Scorpion, visto in larga parte nei trailer promozionali del film rilasciati nel corso dei mesi.

La maledizione dei film tratti dai videogiochi colpisce ancora, quindi? A metà, visto che alla fine della fiera la pellicola diretta da Simon McQuoid ce la mette (quasi) tutta per replicare a schermo la truculenta sequela di combattimenti uno contro uno nati quasi trent'anni fa nelle sale giochi di tutto il mondo. Purtroppo, però, non bastano qualche «Get Over Here!», «Flawless Victory» o «Finish Him!» piazzati qua e là a rendere il film di Mortal Kombat un buon film di Mortal Kombat: lo script schiva con imbarazzante sufficienza la ricca mitologia del franchise ora in mano a NetherRealm Studios, spiegando frettolosamente e senza alcuna reale convinzione tutto ciò che ruota attorno al torneo più mortale, brutale e sanguinoso di sempre. E ciò è un vero peccato, visto che il film del '95, al netto della sua messa in scena pacchiana e fin troppo trash, è e resta al momento l'unica pellicola dedicata a Mortal Kombat degna di attenzioni.

Se tutto questo parlare di Fatality vi ha fatto venire voglia di recuperare Mortal Kombat 11 a un prezzo davvero molto basso, non perdete questa offerta speciale della versione PS4 che trovate da ora su Amazon Italia!

Voto Recensione di Mortal Kombat - il film | Recensione - Quando è proprio il torneo a mancare - Recensione


6

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Buona messa in scena

  • Scorpion e Sub Zero reggono il film...

Contro

  • ... che comunque ha seri problemi di ritmo

  • Manca un vero torneo di "Mortal Kombat"

  • Durata davvero eccessiva

Commento

Mortal Kombat - Il Film non verrà sicuramente ricordato come il disastro che molti temevano: una certa cura e attenzione ai dettagli va di pari passo a una caratterizzazione dei personaggi e delle sequenze di lotta tutto sommato discrete. Ciò che davvero irrita, è che il film è impostato come un lungo e abbastanza inutile prologo, senza un vero torneo di arti marziali a fare da contorno alla vicende di Cole Young e soci: è abbastanza evidente infatti che McQuoid abbia voluto solo sfiorare le potenzialità del franchise, tenendosi il meglio per gli eventuali (e a questo punto scontati) sequel. La "Vittoria Sfolgorante", quindi, è solo rimandata.
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