Le ultime generazioni di console si sono rivelate essere terreno fertile per le avventure open world, tanto che una miriade di saghe molto amate dal pubblico di tutto il mondo - come The Legend of Zelda, GTA e Red Dead Redemption, solo per citarne alcune - hanno vissuto una vera e propria seconda giovinezza, in grado di regalare ai giocatori mondi aperti liberamente esplorabili davvero molto ricchi di cosa da fare (e da vedere).
Vuoi per i limiti tecnici delle passate generazioni, nell'ultimo decennio abbiamo infatti potuto ammirare dei mondi aperti più sorprendenti rispetto ai primi anni 2000, universi pulsanti di vita che ci hanno spesso e volentieri messo sul piatto esperienze uniche e irripetibili (nonostante alla lunga abbiano iniziato a saturare il mercato provocando una certa ridondanza di fondo, come del resto vi abbiamo già spiegato in un nostro articolo dedicato). Ciò non toglie che giochi come The Witcher 3 Wild Hunt o Skyrim abbiano rappresentato - e rappresentano tutt'ora - un traguardo tecnico e concettuale verso cui tutti devono confrontarsi.
Su SpazioGames abbiamo quindi deciso di pubblicare la classifica degli open world più importanti degli ultimi anni, dal peggiore al migliore, in maniera simile a quanto visto con la serie di GTA e con quella di Final Fantasy, oltre alla classifica dei Resident Evil, quella relativa ai Tomb Raider, alla serie di Metal Gear Solid e, più di recente, quella dedicata ai Fallout.
Aspettiamo come di consueto la vostra classifica personale nei commenti in fondo all’articolo!
- 6. The Elder Scrolls V Skyrim
- 5. Red Dead Redemption 2
- 4. Death Stranding
- 3. The Witcher 3 Wild Hunt
- 2. GTA V
- 1. Zelda Breath of the Wild
6) The Elder Scrolls V Skyrim
Forse, il gioco che ha riportato in auge la serie fantasy di Bethesda più di ogni altro capitolo mai uscito sul mercato. The Elder Scrolls V Skyrim è infatti l'episodio più rappresentativo del franchise, nonché quello apparso sul maggior numero di piattaforme attualmente in commercio. Uscito a novembre 2011, Skyrim è di fatto il quinto capitolo della saga, nonché sequel del precedente The Elder Scrolls IV Oblivion, essendo ambientato duecento anni dopo gli eventi del quarto capitolo, più precisamente durante l'anno 201 della quarta era.
Tamriel è in crisi a causa dell'uccisione del Re dei Re Torygg per mano di Ulfric Manto della Tempesta. Questo evento segnerà di fatto l'inizio di una guerra civile senza precedenti. Nei panni di un prigioniero che viene portato dagli Imperiali in una città in attesa di essere giustiziato, il giocatore riuscirà a guadagnare la libertà a seguito dell'attacco del drago Alduin. Da quel momento inizierà un'avventura unica nel suo genere, un open world fantasy in grado ancora oggi di ammaliare con la sua atmosfera unica e coinvolgente. Forse, alcuni limiti strutturali ed ambientali tradiscono una certa obsolescenza di fondo, ma criticarlo solo per questo sarebbe sicuramente ingiusto, a fronte di una piccola, grande pietra miliare.
5) Red Dead Redemption 2
Rockstar Games è garanzia di qualità, specie quando si parla di titoli open world. Dopo GTA III, uscito su PlayStation 2 ormai troppi anni fa, l'azienda statunitense è diventata un paradigma nel panorama dei giochi a mondo aperto, in primis per la loro capacità di creare ambienti esplorabili tremendamente vasti e ricchissimi di cose da fare, spesso così ricchi da offrire al giocatore migliaia di ore di gioco. La questione diventò ancora più seria quando, con un colpo da maestro, la compagnia fondata dai fratelli Houser decise di realizzare il sequel del più immersivo titolo ambientato nel Far West mai realizzato a memoria di videogiocatore: Red Dead Redemption 2.
Nei panni di Arthur Morgan, un fuorilegge appartenente alla banda Van der Linde, il giocatore sarà chiamato a vivere il selvaggio West, provvedendo al sostentamento del gruppo (incluse tutte le attività criminali che ne conseguono). La gang è guidata da Dutch Van der Linde, un uomo che ha deciso di opporsi all'avanzare della civiltà, e per farlo non dirà di no ad azioni violente e atti criminali che porteranno l'intera banda a scontrarsi con un numero davvero alto di nemici, banditi e tutori della legge.
L'open world di Red Dead Redemption 2 è inquadrato alla maniera classica di un titolo Rockstar, grazie anche alla presenza di numerose missioni secondarie e incontri casuali con una moltitudine di NPC. Il gameplay di RDR2 è però molto più lento e ragionato rispetto a un GTA, scandito da lunghe traversate a cavallo interrotte solo da momenti più concitati, ma sempre e comunque con la volontà di far respirare al giocatore quell'atmosfera selvaggia e tipicamente western che solo un open world targato Rockstar è in grado di offrire.
4) Death Stranding
Quando Hideo Kojima annunciò il suo primo, vero progetto indipendente, dopo aver rotto il sodalizio con Konami (che ha portato anche alla cancellazione di P.T./Silent Hills), furono in molti a non capire che gioco avevano dinanzi: Death Stranding è sembrato infatti da subito essere qualcosa di astratto, distorto, perfettamente in linea con lo spirito dell'autore giapponese ma fin troppo lontano dai canoni classici a cui ci aveva abituato con il franchise di Metal Gear Solid.
L'avventura è ambientata in quelli che una volta erano gli Stati Uniti d'America, dopo un evento cataclismatico che ha quasi del tutto estinto l'umanità, aprendo le porte anche a strane creature provenienti dall'aldilà. La società contemporanea come la conosciamo ha quindi cessato di esistere e nei panni di un corriere di nome Sam Porter Bridges (interpretato da Norman Reedus) il nostro compito sarà quello di vagare per le inospitali lande disabitate e consegnare oggetti e provviste essenziali alle colonie rimaste ormai isolate, tentando in tutti i modi di "riconnettere" gli esseri umani dispersi grazie all'ausilio di una speciale rete di comunicazione.
L'open world di Death Stranding a differenza di molti altri titoli analoghi è assolutamente "vuoto", ma per scelta del team di sviluppo: la sensazione di solitudine, di spaesamento, ben si lega ad ambientazioni enormemente vaste e dispersive, in cui il nostro Sam dovrà muoversi spesso con fatica nel tentativo di consegnare un pacco, affrontando anche condizioni meteo avverse. Gli spostamenti nella mappa di gioco non fungono da semplice connessione tra un punto A e un punto B, ma diventano essi stessi il vero fulcro dell'esperienza: vivere un viaggio, con in sottofondo le note musicali dei Low Roar, diventa il cuore pulsante di un gioco in grado di entrarti nel cuore e nello spirito, un open world che ribalta il concetto stesso di mondo aperto.
3) The Witcher 3 Wild Hunt
Il nome di Geralt di Rivia è ora noto anche ai sassi (complice anche il successo della serie Netflix dedicata a The Witcher), ma nel 2015 imporsi come nuovo baluardo degli action RPG di stampo fantasy non era certamente una cosa facile per un team relativamente "piccolo" come quello di CD Projekt RED. Fortuna volle che l'impatto di The Witcher 3 Wild Hunt fu così grande e in parte inaspettato, che gli sviluppatori polacchi hanno presto compreso di aver realizzato non solo un gioco straordinario, ma anche e soprattutto un open world fantasy in grado di tenere testa ai grandi classici del genere.
La trama del gioco ha luogo dopo gli eventi del secondo capitolo, The Witcher 2 Assassins of Kings: a Redania, più precisamente a Novigrad, l'aria che si respira non è delle migliori. I non-umani e i maghi vengono perseguitati dalla chiesa del fuoco eterno e dai cacciatori di streghe, tanto che le discriminazioni all'interno del Continente iniziano a farsi intollerabili. Geralt è un witcher che passa le sue giornate a cacciare e uccidere i mostri sotto compenso, ma egli stesso è bersaglio di pesanti attacchi da parte della stessa popolazione che è chiamato a proteggere. La situazione si complicherà ulteriormente quando Geralt, aiutato dalla maga Yennefer, dovrà ritrovare sana e salva la sua giovane pupilla e allieva, Ciri.
Il mondo aperto di The Witcher 3 Wild Hunt è quanto di meglio un amante del fantasy potrebbe mai chiedere, con decine di creature fantastiche tra elfi, nani e cavalieri di sventura. Le regioni di Velen, Novigrad e le isole Skellige sono solo parte di un universo liberamente esplorabile di rara bellezza, con una quantità tale di missioni da portare a termine (sia primarie che secondarie) da restituire la sensazione che il tutto viva di vita propria anche senza l'influenza attiva del giocatore. Anche solo per questo, le avventure di Geralt di Rivia sono e resteranno sempre una delle migliori esperienze open world degli ultimi 10 anni (anche in virtù del fatto che il gioco tornerà presto in un'edizione next-gen che promette altre ore di ludogodimento).
2) GTA V
Ci sono giochi in grado di cambiare il genere di appartenenza, plasmando anche e soprattutto il mercato attorno a loro. Grand Theft Auto V (o GTA V) è ovviamente tra questi: settimo capitolo della saga Rockstar (il dodicesimo, includendo anche i vari spin-off usciti nel corso degli anni), il gioco è uscito per la prima volta nel 2013, venendo poi convertito per un numero sorprendente di piattaforme nel corso degli anni (senza contare anche la versione next-gen prevista per l’11 novembre di quest'anno).
Ambientato nello stato di San Andreas (sì, proprio quello di GTA San Andreas), il gioco ci catapulta a Los Santos, versione made in Rockstar dell'altrettanto celebre Los Angeles. Franklin Clinton, Michael De Santa e Trevor Philips sono i tre personaggi principali attorno a cui ruota una vicenda di violenza, sangue e droga che si risolverà ovviamente nel modo più assurdo possibile, per ciascuno dei protagonisti. Ma non solo: GTA V presenta anche una modalità multigiocatore in rete chiamata semplicemente Grand Theft Auto Online, ancora oggi in grado di vantare una community composta da milioni utenti, impegnati in missioni cooperative, gare e moltissime altre attività extra che hanno dato vita a un vero e proprio gioco nel gioco.
Perché GTA V è un open world grandioso? Per il semplice fatto che il quinto capitolo del franchise porta a schermo una società violenta e al limite del collasso innestata all'interno di una mappa immensa e sconfinata, una Los Angeles vista dagli occhi di Rockstar con tanto di Hollywood e Santa Monica, riprodotte fin nei minimi dettagli. Uno specchio della vita di tutti i giorni (con un quintale di missioni e attività collaterali da perderci mesi), in cui quello che potrebbe essere un insignificante dettaglio è in realtà solo un 1% della cura maniacale riposta dagli sviluppatori nel replicare ogni vicolo, negozio o strada trafficata, senza dimenticare zone rurali fuori città decisamente meno affollate ma non per questo meno affascinanti. Insomma, GTA V è e sarà sempre la quintessenza dell'open world di casa Rockstar. Perlomeno, fino all'uscita di GTA 6.
1) The Legend of Zelda: Breath of the Wild
Quando fu mostrato per la prima volta, nessuno aveva idea della portata di un gioco come Zelda Breath of the Wild. In molti, inclusi i fan della serie, pensavano infatti di trovarsi tra le mani "solo" un altro, ottimo capitolo di un franchise straordinario, che nel corso degli anni ha vissuto alti e bassi toccando il suo apice tecnico con lo storico Zelda Ocarina of Time, uscito originariamente su Nintendo 64.
Quando l'ultima avventura di Link uscì nei negozi, su Wii U e Switch, chiunque si rese conto che Breath of the Wild avrebbe rappresentato qualcosa di più, un open world destinato a scardinare per sempre l'idea stessa di mondo aperto, proponendo qualcosa di così ammaliante da lasciare senza parole.
La storia è tanto semplice quanto funzionale al contesto: il regno di Hyrule è nuovamente attaccato da una malvagia entità composta da odio e caos conosciuta da tutti come Calamità Ganon. L'eroe leggendario (Link) e la principessa divina (Zelda) saranno chiamati nuovamente a sconfiggere la Calamità, e per farlo dovranno utilizzare al meglio la tecnologia nota come Sheikah, grazie anche ai Guardiani, quattro macchine dall'aspetto imponente noti anche come i Colossi sacri (Vah Medoh, Vah Ruta, Vah Rudania, e Vah Naboris), legati a loro volta a quattro Campioni altrettanto coraggiosi e pieni di spirito indomito. Solo grazie all'attacco coordinato di tutti e quattro i Guardiani, Link potrà quindi salvare le popolazioni di Hyrule dal giogo della Calamità Ganon.
Zelda Breath of the Wild è una fiaba straordinaria, un open world che aumenterà in maniera esponenziale il desiderio di peregrinare ed esplorare, come poche volte nella nostra esperienza di videogiocatori. Hyrule è viva e pulsante, ogni abitante di ogni villaggio si muove e agisce indipendentemente dalle azioni del giocatore. A ogni azione corrisponde una reazione, che sia raccogliere oggetti sotto alle rocce in riva al fiume, oppure tagliare un albero aspettando che poco tempo dopo ricresca.
Senza contare che l'immenso mondo di gioco ci metterà di fronte a numero di insidie davvero alto, tra burroni, pendii e calamità naturali. La sensazione di meraviglia aumenterà a ogni passo, mentre il soffio del vento - che sia una brezza leggera o una tempesta incessante - attraverserà le lande di un mondo in grado di lasciare stupefatti. Solo dopo aver vissuto Zelda Breath of the Wild potremo quindi definire davvero completa la nostra carriera di videogiocatori. Un titolo seminale.
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