Metroid Prime 4, le tappe del reset (e della rinascita)
a cura di Paolo Sirio
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Retro Studios
- Produttore: Nintendo
- Distributore: Nintendo
- Piattaforme: SWITCH
- Generi: Avventura
- Data di uscita: TBA 2025
L’annuncio shock di oggi ha sorpreso davvero in tanti: lo sviluppo di Metroid Prime 4 è stato completamente riavviato e affidato ad un nuovo, vecchio developer che ha partorito la trilogia originale, ovvero Retro Studios. C’è amarezza, naturalmente, tra gli appassionati che, nonostante il mistero aleggiato sin dal reveal intorno al progetto, speravano ancora che la segretezza fosse figlia della volontà di Nintendo di stupire con un’uscita al massimo entro fine 2020. Ma, lo abbiamo parlando con amici e colleghi, c’è anche grande rispetto nei confronti della compagnia giapponese, che ha preferito mettere le cose in chiaro con i suoi supporter e, soprattutto, suoi fedeli clienti non appena ha avuto la certezza della difficile decisione che stava per prendere. In tal senso, il video che ci ha girato la Grande N è sì triste, ma pure una piccola gemma che ribadisce nuovamente l’unicità del platform holder asiatico in una situazione complicata per la quale già tanti sono passati (vedi Final Fantasy VII Remake) e si sono comportati in maniera sensibilmente differente.
È interessante, al netto di queste considerazioni, ripercorrere però le tappe che hanno portato alla conclusione, e al “ricominciamo”, di oggi: facciamolo insieme.
Il percorso ufficiale di Metroid Prime 4
Dopo il lancio nel 2007 di Metroid Prime 3: Corruption, la saga si è presa una lunga pausa, che lecitamente faceva pensare – nonostante le richieste di quanti hanno amato Prime dalla nascita alla presunta morte – alla conclusione del suo percorso. Saltata una console, Wii U, che forse ne avrebbe avuto bisogno, MP è stata recuperata per donare uno sparatutto a Nintendo Switch e colmare così una carenza in termini di generi coperti dalla piattaforma ibrida. L’annuncio, come ricorderete, è arrivato a metà 2017, a dieci anni dall’ultima release della proprietà intellettuale, e quell’E3 è ad oggi l’unica apparizione ufficiale del titolo: molto, molto poco se consideriamo che si è trattato soltanto di un logo animato con la conferma che lo sviluppo sul titolo era finalmente iniziato e col senno di poi un grave errore di comunicazione.
D’altronde, ci sono passati un po’ tutti i publisher e un po’ tutti i platform holder, cioè Sony e Microsoft per citare quelli che affollano i nostri scaffali con le loro console nell’ultimo paio di generazioni, e lo sapete bene se siete mai capitati nella rubrica Post Mortem di Spaziogames: affrettare i tempi di una presentazione “semplicemente” per rimpolpare la propria lineup, rassicurare utenti e investitori acquisendo credito ai loro occhi, è una prassi comune, specie quando si lancia un nuovo hardware. Badate, però, che si tratta di rischi ampiamente calcolati e al di là di cospargersi il capo di cenere in pubblico va valutato quanto abbia guadagnato l’azienda (quotata in borsa) anticipando i tempi del reveal e quanto abbia perso poi dandoci questa brutta notizia oggi.
Sta di fatto che, da quell’E3 2017, non abbiamo mancato di piazzare Metroid Prime 4 tra i papabili di una presentazione vera e propria con gameplay o almeno un trailer per avvicinarci gradualmente ad un lancio che si pensava fattibile entro il prossimo anno. Gli occhi erano puntati chiaramente su E3, dove la casa di Kyoto ha mantenuto una presenza non massiccia ma comunque costante, e The Game Awards, dove grazie al rapporto tra Reggie Fils-Aimé di NoA e Geoff Keighley sono spesso arrivate premiere di spessore come, per citarne uno, Bayonetta 3. E invece, puntualmente, ci siamo ritrovati con un nulla di fatto, silenzi abbastanza imbarazzati o, come nel caso dell’E3 2018, dichiarazioni non troppo credibili che avevano l’obiettivo di rassicurare il pubblico circa lo stato della lavorazione. A Mashable, lo stesso Fils-Aimé aveva spiegato che “internamente, abbiamo delle aspettative su quando [Metroid Prime 4] sarà rilasciato”, come del resto ribadito in un passaggio del video con il senior managing executive officer Shinya Takahashi. “Non l’abbiamo annunciato, ma sì, il gioco è in fase di sviluppo”.
Com’è finita, sotto il profilo dell’ufficialità, ormai lo sappiamo benissimo: lo sviluppo è stato completamente interrotto, a livello di tempistiche possiamo immaginare nella seconda metà dello scorso anno, per poi venire riaffidato alle mani ben più sicure di Retro Studios, quelle stesse mani che avevano dato alla luce i primi tre Metroid Prime. La designazione di Retro risolve curiosamente due misteri in un colpo solo, ovvero a cosa stesse lavorando l’apprezzata software house dal 2014 (e ci sentiamo di rispondere con un “niente”, almeno fino a prova contraria) e chi stesse davvero occupandosi di MP4, un aspetto sul quale torneremo tra poche righe. Quanto alla visione, nonostante l’intenzione di far “essenzialmente ricominciare da zero” il progetto, non ci dovrebbero essere cambiamenti drastici, visto che il producer rimarrà lo stesso e cioè Kensuke Tanabe. Com’era stato per Metroid Prime 1, 2 e 3 (ma pure sugli ultimi Donkey Kong), Tanabe sarà gli occhi e la guida di Nintendo sul quarto capitolo, e adesso avrà a disposizione un team di sviluppo che sia degno delle aspettative sue e dei giocatori.
Da uno sviluppatore (presunto) ad un altro
Nintendo, com’è stato poi con Labo, ha mantenuto il più stretto riserbo circa il nominativo dello sviluppatore che si stava occupando di Metroid Prime 4 fin dalla sua presentazione formale. Quando si parla di publisher e studi giapponesi, si tratta quasi di una prassi e dunque in una fase iniziale non si era dato troppo peso all’assenza di un nome affiancato al titolo pur pesante dello sparatutto in arrivo per Switch. Tuttavia, succede d’altronde quando ci si sforza di mantenere un compiaciuto alone di mistero intorno ad una vicenda, ciò ha dato il là a diversi rumor circa la realtà che avesse preso in carico la realizzazione del progetto. Mentre sembrava logico (e in realtà lo è stato) che la palla fosse nel giardino di Retro Studios, la verità – non confermata e che dubitiamo, vedendo com’è andata a finire, verrà mai certificata – è che nel retro bottega c’è stato almeno per una parte del processo Bandai Namco Studios Singapore.
Si tratta di uno studio fondato nel 2013 da veterani di LucasArts Singapore, impiegati in passato negli ultimi tempi su Star Wars 1313, che lavora in stile contractor che viene “prestato” di volta in volta come manovalanza a chi ne avesse bisogno. Generalmente, il “chi” è interno alla scuderia di Bandai Namco ed è questo il caso di Ace Combat 7: Skies Unknown di Project Aces, per citarne uno recente. Nella fattispecie di Metroid Prime 4, chiaramente, quel qualcuno era Nintendo e la cosa non sorprende tanto visti i rapporti tra i due colossi, che hanno collaborato ad esempio anche su Pokkén Tournament in virtù del know how dell’editore giapponese in materia di picchiaduro (e la volontà di mantenere Sakurai esclusivamente su Smash Bros.).
Tuttavia, che ci fossero stati dei problemi internamente sembra un dato di fatto o quasi, visto che – come riportava Eurogamer.net in tempi non sospetti – nella lavorazione si sarebbe già insinuata Bandai Namco Studios (sede centrale di Tokyo, acronimo BNSI) prendendo il posto di Singapore ad un certo punto non identificato. Singapore sarebbe stata riallocata su altri prodotti del publisher, mentre Metroid Prime 4 sarebbe stato preso in cura direttamente dal quartier generale in Giappone, non sappiamo se perché la prestigiosa commissione avesse bisogno di maggiore esperienza e qualità su input di una Nintendo poco convinta da quanto visto fino ad allora e desiderosa di avere più a portata di mano il team, oppure per semplici esigenze logistiche di Bandai Namco.
A giudicare dalle tempistiche, parrebbe che un’ultima revisione nella seconda metà del 2018 del progetto non sia andata a buon fine e che la Grande N abbia deciso, in maniera del tutto simile a quanto capitato tra Square Enix e CyberConnect2 su Final Fantasy VII Remake, di tagliare i ponti con lo storico partner su questo progetto. Non a caso, nel video di oggi Takahashi ha spiegato esplicitamente che “abbiamo stabilito che lo stato attuale del gioco non è soddisfacente e abbiamo dovuto prendere una decisione molto difficile”, e che di conseguenza “abbiamo deciso di riesaminare l’intera struttura di sviluppo e di modificarla”.
E adesso?
La notizia è sì spiacevole per i fan della saga, ma non una di quelle per cui Nintendo Switch avrà cali in termini di vendite o affonderà. La console si avvia a raggiungere quota 20 milioni di unità entro la fine dell’anno fiscale, o almeno è questo l’obiettivo della Grande N, ed è ben oltre le aspettative più rosee se pensiamo che arriva dopo la debacle di Wii U. In aggiunta, la coperta sembra ancora abbastanza lunga in termini di software, con i vari Pokémon, Animal Crossing, Fire Emblem, Bayonetta 3 da giocarsi da qui al 2020 per dare continuità agli sforzi fatti sotto il profilo della lineup dal lancio di due anni fa ad oggi.
In ogni caso, è innegabile che in questo momento, complice la difficoltà di portare esperienze dall’imperante taglio fotorealistico come Call of Duty e Battlefield sulla piattaforma, Switch abbia una carenza importante quando si parla di sparatutto in prima persona e questo rappresenta un piccolo grande problema per l’appeal continuativo dell’ibrida sui mercati occidentali.
In tal senso, potrebbe prendere corpo l’idea di una collection dei primi tre capitoli di Metroid Prime, offerta ai giocatori come compensazione aspettando un nuovo episodio e scuse per “l’inganno” dell’E3 2017; se n’era già discusso sotto forma di rumor, quindi c’è la possibilità che già fosse nei piani della Grande N, e quanto successo oggi potrebbe rappresentare un’ulteriore spinta sotto quel punto di vista. Considerando i tempi relativamente brevi a disposizione, non la immaginiamo però come un remake in stile Resident Evil 2 e nemmeno come un’operazione simil-Shadow of the Colossus, ma un remaster più semplice che potrebbe andar bene anche in virtù della natura per metà portatile di Switch.
Quanto all’uscita di Metroid Prime 4, l’impressione è che serviranno almeno tre quattro anni. Retro Studios ha ricevuto l’incarico al più presto alla fine dello scorso anno e questo vuol dire che ad ora dovrebbe essere in una fase di pre-produzione; tale fase non dovrebbe richiedere ere geologiche se consideriamo che producer e team di sviluppo si conoscono già da tempo, che la visione di Tanabe dovrebbe venire portata avanti senza particolari alterazioni, ma comunque immaginiamo serviranno sei mesi o giù di lì prima che il lavoro entri nel vivo. È davvero prestissimo per sbilanciarsi ma, se dovessimo scommettere, punteremmo su un 2022/23 per un lancio di fine ciclo vitale su Switch, che potrebbe tramutarsi addirittura in un’opportunità cross-gen per una Nintendo che in passato ha già mostrato di essere incline ad operazioni del genere.
Guardando la cosa dal lato positivo, Metroid Prime 4 è tornato a far parlare di se. Chiaramente, non lo ha fatto nel modo che speravamo tutti, e di questo ci spiace sia per noi che per i fan che stavano aspettando con ansia (buone) notizie. Rimangono alcune considerazioni fattuali, come uno Switch che non aveva esageratamente bisogno di questa release o comunque potrebbe sopperire in maniera relativamente indolore, oppure ancora il ritorno “ai piani alti” dell’amata Retro Studios – ora, al 100%, impegnata su questo nuovo capitolo della saga.