Mafia II Definitive Edition, Empire Bay dieci anni dopo - Recensione
Dieci anni dopo, torniamo ad Empire Bay nel remaster dell'open world a base di gangster della scuderia 2K Games
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a cura di Paolo Sirio
Sul finire di una generazione che ha visto, per ragioni diverse, la posizione del franchise ridimensionarsi, 2K Games torna a scommettere su Mafia, restituendo se non altro l’impressione di voler continuare a puntarci, e ringalluzzirlo in tempo utile per un rientro nei ranghi originali quando PS5 e Xbox Series X si saranno affermate abbastanza da giustificare la realizzazione di una tripla-A open world.
La Mafia Trilogy non si è fatta mancare un avvicinamento all’ufficialità alquanto irrituale e drammatico, con una pletora di leak che si sono succeduti a fuoco rapido e un annuncio scaglionato che ha giocato con le aspettative degli appassionati.
Le diverse fughe di notizie hanno contribuito, almeno, a far capire agli utenti cosa si sarebbero dovuti aspettare da questa trilogia, nonostante comprenda una centrifuga di contenuti della tipologia più disparata che va dal remake al remaster fino ad arrivare ad un’edizione “GOTY” a cui non avevamo assistito prima – se pensate ad altre operazioni simili come quelle di Spyro e Crash Bandicoot ad opera di Activision.
Le differenze tanto marcate nei contenuti del pacchetto, va detto, sono connesse principalmente al fatto che i tre giochi inclusi sono stati in origine spalmati nel corso di tre generazioni diverse, e che per ciascuna generazione il lavoro richiesto per un reintegro nei canoni della modernità è di gran lunga diverso.
Un gioco per PS2 e Xbox necessita di una cura differente per poter essere fruito in regolarità al giorno d’oggi, mentre ad uno per Xbox 360 e PS3 può andar bene un’aggiustatina al comparto tecnico alle soglie di un’era sì del 4K, ma che sembra aver riscoperto il piacere della preservazione storica delle produzioni più gloriose del passato.
Questo lungo preambolo per parlare, nella prima tappa della Mafia Trilogy, di Mafia II Definitive Edition, una nuova versione del secondo capitolo della serie che, a dieci anni dall’uscita originale, si configura come prima portata di un pasto con tutte le carte in regola per farsi lauto da qui a un paio di mesi. Ma che, intanto, fareste bene ad affrontare con le giuste aspettative per non ritrovarvi con il palato scottato.
Cos’è Mafia II Definitive Edition?
Partiamo dalle informazioni basilari, visto che persino a noi della stampa è stato riservato un accesso super riservato e con dettagli scarnissimi sull’operazione di 2K Games, e di fatto abbiamo dovuto compiere un percorso esplorativo col lanternino per provare a capirci di più.
Come la logica di cui parlavamo in alto suggeriva, Mafia II Definitive Edition è un remaster, del quale, al momento in cui scriviamo, non conosciamo il prezzo di vendita – un ennesimo leak aveva suggerito il prezzo pieno ma per l’intera trilogia, e quindi non ci è dato sapere quanto verrà a costare il singolo prodotto.
Ammesso che si possa acquistare il singolo prodotto all’infuori della trilogia, una circostanza che speriamo verrà confermata perché in tanti ci hanno contattato per dirci, giustamente, che già posseggono Mafia III magari “omaggiato” da PlayStation Plus pochi mesi fa o lo hanno acquistato al day one e semplicemente vorrebbero risparmiarsi il secondo acquisto.
Il fatto che si tratti di un remaster è sicuramente un dettaglio utile al fine di farvi comprendere su cosa potreste voler mettere le mani, specie dopo aver visto, da una delle fughe di notizie dei giorni scorsi, il potenziale di quello che sembrerebbe essere un remake vero e proprio, e non una rimasterizzazione, del capostipite della saga gangster di 2K.
Un remaster curato da d3t, un team di sviluppo che ha prestato la propria collaborazione alla serie Shenmue e che è stato assoldato per dare la famosa mano di vernice a Mafia II nell’anno del suo decimo compleanno. Prima di valutare come se la cavi il gameplay di un gioco pensato per il 2010 nel 2020, è il caso di spendere qualche parola sulla qualità del lavoro di recupero tecnico dell’action adventure open world firmato al tempo da 2K Czech.
I fronti visibili a occhio nudo su cui d3t ha lavorato sono due: un aumento della risoluzione nativa, palpabile per i giocatori che abbiano provato le varianti per console dell’epoca, e un cambiamento della gestione dell’illuminazione. Ricorderete che la generazione di Xbox 360 e PlayStation 3 è stata caratterizzata da una luce aperta che neanche nella miglior puntata de Gli Occhi del Cuore, che in quella fase restituiva su un piano puramente scenico la sensazione di trovarsi di fronte ad una produzione next-gen (espediente usato puntualmente all’alba di un nuovo ciclo console, peraltro) ma a riguardarla oggi produce soltanto panorami innaturali e personaggi luminescenti.
Mafia II Definitive Edition corregge questa stortura e conferisce al gioco un’illuminazione più realistica e omogenea, scurendo sì lo schermo come prima conseguenza ma dando anche la possibilità agli scenari, che soffrono di sfocature giusto all’ingresso delle gallerie, di mostrarsi in geometrie più precise e ai modelli poligonali dei personaggi di esibire lineamenti scanditi in maniera più definita.
Questo cambio di direzione, insieme all’aumento della risoluzione il cui impatto varia a seconda della piattaforma utilizzata e che qui si riflette sui piccoli dettagli quali le scritte su auto o porte così come su quelli macroscopici che possono essere la facciata di un palazzo o un campo largo su una tavolata di mafiosi, consente di scorgere particolari prima celati come le imperfezioni sul volto sul partner Joe Barbaro o le rughe sulla fronte del povero Vito Scaletta che deve sopportarne le nefandezze giorno dopo giorno.
Il confronto tra le immagini del Mafia II originale e quello della Definitive Edition gioca in tal senso a favore di quest’ultimo, e se ciò potrebbe sembrare scontato – beh, non lo è affatto, se guardate al trattamento riservato in passato ad alcuni remaster che, al contrario, si sono limitati a compiere lifting che, anziché aggiungere particolari, hanno tolto espressività ai volti di alcuni dei protagonisti più amati del gaming.
Nelle limitatezze che possiamo abitualmente trovare all’interno di una rimasterizzazione, di norma poco più di un port su una nuova configurazione, questo lavoro rende in senso assoluto un buon servizio al titolo lanciato per Xbox 360 e PS3 a meno di 30fps.
Per la nostra recensione ci è stato fornito un codice per la versione PC e, come ci attendevamo, questa specifica edizione non giova di opzioni diverse dalla build originale. È stato invece rimosso il supporto a Physx per la presentazione degli effetti particellari, probabilmente per evitare che la sua introduzione avesse un impatto sulle performance: sappiamo essere una feature a cui l’utenza PC tiene particolarmente e la sua assenza si nota più per via della staticità degli abiti lunghi che per dinamiche di gioco; non possiamo quindi dire di averne risentito distintamente, visto che le coperture rimangono distruttibili ove previsto dal design originale, frammenti di vetro e detriti in generale continuano a spargersi in modo piuttosto credibile sui fondali, e punti come i serbatoi delle auto rimangono colpibili per scatenare violente esplosioni.
Su questa piattaforma, il remaster può essere portato alquanto agilmente a risoluzioni elevate come il 4K, e con frame rate compreso a scelta tra i 30 e l’illimitato; sono disponibili opzioni intermedie come i 60fps e i 120fps o persino la possibilità di selezionare un numero di fotogrammi al secondo personalizzabile alla singola cifra – un approccio diametralmente opposto a quello del Mafia III del lancio. La buona notizia è che, non avendo per le mani una produzione eccessivamente complessa per il 2020, lo abbiamo gestito (con una Nvidia GTX 980) a 60fps regolari alla risoluzione di 1080p e a 30fps rinunciando a qualche punto di antialiasing e post-processing in 4K – i due setup che ci auspicheremmo di vedere replicati su console a seconda del modello.
Contenutisticamente, in quanto rimasterizzazione, il Mafia II della Definitive Edition non introduce novità rispetto al gioco originale, per cui non aspettatevi di vedere colmate le lacune che avevate registrato o di cui avete letto dieci anni fa – ne discuteremo tra poco – né di ritrovarvi per le mani implementazioni di funzionalità assenti nel codice di partenza.
Da questo punto di vista, se non altro nel rapporto quantità/prezzo, 2K Games ha messo sul piatto tutti i DLC pubblicati in origine, per la precisione tre; se i primi due sono semplici more of the same e per giunta non canonici, basandosi abbastanza genericamente sulla vita di un gangster e della sua famiglia in pectore, il terzo – Joe’s Adventures – è almeno più interessante perché ci mette nei panni di un personaggio particolarmente spassoso e, dopotutto, amabile, in un lasso di tempo e un contesto giustificati dal dipanarsi della trama principale.
Qualora doveste volerne di più una volta finito il gioco, e probabilmente sarà così se consideriamo il finale (su cui non ci dilungheremo) e alcune delle trattazioni tematiche rimaste lettera morta per ragioni mai chiarite in via ufficiale, potrebbe essere qualcosa a cui rivolgersi – a patto, anche qui, di non aspettarsi un comeback epico che, spoiler, non c’è mai stato davvero.
Com’è invecchiato il gioco originale
Se da un punto di vista tecnico il lavoro è svolto, come abbiamo apprezzato, in maniera intelligente, non rimane altro da fare che valutare come se la cavi oggi Mafia II in termini puramente ludici. Insomma, è un titolo che valga la pena giocare o rigiocare nel 2020? Com’è invecchiato dopo l’esordio su PS3 e Xbox 360?
Riprendendolo in questa release aggiornata, emergono alcuni limiti della produzione originale, sia nell’impianto narrativo che nel gameplay, e forse ora più che al tempo – tenendo presente che le esigenze degli utenti sono cresciute anno dopo anno di pari passo con le capacità espressive del medium – li si avverte maggiormente.
Il racconto soffre di talune approssimazioni, con trame imbastite e disfatte nel giro di una missione o lasciate penzolanti mentre si arrovella su rapporti tra le diverse famiglie difficili da inquadrare al primo impatto, e vede spesso ridotta la propria forza da semplificazioni della messa in scena dovute palesemente a limiti della produzione. Si estende inoltre in modo alquanto disomogeneo, se consideriamo che a circa tre capitoli dalla conclusione non si vede ancora precisamente dove voglia andare a concludere.
Il tono e lo scopo della storia, comprese diverse scelte coraggiose (in una saga nota per le scelte coraggiose che non guardano in faccia nessuno), restano apprezzabili specialmente in una manciata di frangenti che danno respiro alle caratterizzazioni ben assestate dei personaggi principali. L’intento non è tanto mostrare la scalata ai ranghi di una famiglia mafiosa, strada già percorsa con successo dalla precedente e più stratificata iterazione, quanto mettere in evidenza le conseguenze su se stessi, sui propri cari e sui rapporti con loro di questa scelta di vita; in tal senso – al netto delle lacune di cui sopra – l’obiettivo è perfettamente centrato.
Sotto il profilo pratico, 2K Czech optò al tempo per una struttura estremamente lineare che lasciò l’amaro in bocca al ben più ambizioso capostipite. Fu mantenuto un open world da esplorare liberamente, per quanto di dimensioni piuttosto contenute, ma a quella esplorazione furono delegate interazioni marginali come l’acquisto di abiti o di armi, rapine poco remunerative, meccanici a cui chiedere riparazioni o cambi di targa per sfuggire alla polizia, oltre che due, di numero, location in cui portare tra l’altro a distruggere auto (per ragioni misteriose) dietro compenso.
Il mondo aperto ideato dallo sviluppatore ceco non proponeva missioni secondarie che spingessero ad andare oltre i giri propedeutici al completamento dei capitoli né che dessero una ragione per continuare a giocare una volta finita la storia principale, e questo minò pesantemente le sue possibilità di competere – come ci si immaginava avrebbe fatto al tempo – con prodotti del rango di GTA o Red Dead Redemption.
Oggi che il mondo del gaming ha raggiunto prospettive inimmaginabili fino ad una manciata di anni fa, questo design risulta ancora più ristretto, per quanto affondi le proprie radici in un’ambientazione gradevole come la fittizia Empire Bay e nel suo secondo dopoguerra, esplorabili con un modello di guida credibile e abbastanza articolato sia sulla neve che sotto la luce del sole (permane l’opportunità di optare per uno semplificato o simulativo). Sfrecciare senza ritegno aumenta, soprattutto nella metà iniziale della storia, la possibilità di schiantarsi rovinosamente, dal momento che i freni hanno una funzionalità assai ridotta sulla strada ghiacciata, e allo stesso tempo espone al rischio di ritrovarsi la talvolta asfissiante polizia alle calcagna, pure per una multa, in un momento chiave di una missione.
Negli scontri a fuoco saltano fuori i passaggi in cui è probabilmente più difficile tornare indietro. Il sistema di shooting prevede l’uso massiccio delle coperture ma, una volta appiccicati ad un riparo, per uscirne sarà necessario premere di nuovo il tasto dedicato anziché spostarsi semplicemente nella direzione desiderata; girare l’angolo intorno alla copertura, inoltre, richiede la pressione di un altro tasto anziché un movimento naturale della leva analogica sinistra.
Si tratta di passaggi che negli sparatutto moderni sono stati eliminati perché ridondanti, e dei quali per buona parte del tempo vi ritroverete a lamentarvi – quando inizierete a farci il callo sarete vicini alla fine della storia, che trascorre con una certa leggerezza per circa 12 ore. Similmente, le sparatorie vivono di routine prestabilite che molto di rado riservano sorprese (se lo fanno, è per inciampi anche comici del codice del gioco) e di piccole “scorrettezze” come quelle che permettono ai nemici di cominciare a sparare prima che pongano visibilmente l’arma nella posizione richiesta dall’azione.
D’altro canto, la ricca colonna sonora, con brani riconoscibili e gemme nascoste, e i collezionabili a base di numeri di Playboy dell’epoca sono tra i fiori all’occhiello di questa produzione, e pescano in un immaginario fascinoso dicendo di quel particolare periodo storico molto più di quanto non facciano i singoli frame di una rimasterizzazione.
Iniziative artisticamente audaci come questa trovano la sponda perfetta nella scrittura di personaggi come Joe Barbaro, una macchietta senza peli sulla lingua capace di dare leggerezza e gravità con cui è impossibile non legare, o in Leo Galante, figura paterna a dir poco agli antipodi che riserva insegnamenti e favori prima chiesti poi restituiti. Non è un caso che si tratti dei due personaggi che, visivamente, escono meglio da questo remaster.
+ I volti ne traggono vantaggio mostrando nuovi particolari
+ I pregi dell'originale sono ancora palesi...
- Il sistema di shooting risulta oggi macchinoso
7.0
Nel 2020, è evidente, siamo soliti esigere storytelling minuziosi e dinamiche di gameplay flessibili ma, nel complesso, Mafia II Definitive Edition è un’esperienza godibile che, complice un lavoro onesto di rimasterizzazione, funziona discretamente ancora oggi a dieci anni dall’uscita originale. Per un quadro completo sull’operazione Mafia Trilogy dovremo inevitabilmente attendere l’uscita del rifacimento del primo Mafia, quello che i fan stanno aspettando con maggiore trepidazione e per il quale saremo noi stessi più esigenti.
Voto Recensione di Mafia II Definitive Edition, Empire Bay dieci anni dopo - Recensione - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Il remaster corregge i difetti dell'illuminazione originale
-
I volti ne traggono vantaggio mostrando nuovi particolari
-
I pregi dell'originale sono ancora palesi...
Contro
-
... così come le gravi lacune
-
Il sistema di shooting risulta oggi macchinoso
Commento
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