Quando Star Wars: Battlefront 2 fece il suo esordio sul mercato, a novembre 2017, venne accolto da numerose polemiche riguardanti le loot-box e le microtransazioni. Mentre il publisher Electronic Arts si adoperò per aggiornare il titolo e bilanciare meglio le meccaniche votate alla monetizzazione persistente, moltissimi si interrogarono sul fatto che le loot-box siano o no comparabili al gioco d'azzardo. In tal caso, averle all'interno di contenuti accessibili anche ai minorenni crea una problematica di non poco conto.
Il dibattito sulla questione prosegue, tra chi ritiene che non si possa parlare di gioco d'azzardo per le casse premio e chi invece suggerisce che ci sia bisogno di vederci chiaro. Rientra in quest'ultimo caso la nuova class action mossa contro EA in Canada, relativa proprio alle loot-box.
Ad avanzare la procedura contro Electronic Arts sono state due persone che si descrivono come «clienti di EA»: il primo afferma di aver acquistato delle loot box in Madden NFL, l'altro nei giochi NHL. Essendo una class action, però, la denuncia è a nome di tutte le persone che hanno acquistato loot-box nei giochi EA dal 2008 a oggi. Se, quindi, dovesse essere sancita una qualche forma di rimborso, i numeri potrebbero farsi importanti: pensiamo a quanto siano diffuse le meccaniche da cassa-premio anche in altri sportivi, come la serie FIFA, nella modalità FUT.
Secondo l'accusa, l'acquisto di loot-box dovrebbe essere considerato come una forma di gioco d'azzardo – come dimostrerebbero le regolamentazioni operate in Olanda e Belgio che hanno colpito anche 2K.
Vedremo come si pronunceranno in merito le autorità competenti, e se questo dibattito porterà nuovamente anche gli enti governativi a muoversi in merito alla problematica. Intanto, sono in corso le procedure per la class action avanzata anche in California, secondo la quale le meccaniche di FIFA Ultimate Team siano a loro volta da considerarsi gioco d'azzardo.
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